domenica 11 giugno 2017

Non vogliamo fare la fine dei dinosauri: Soldà al Baffelan

Ci sono giornate che vanno male, ma non malissimo. Malissimo sarebbe stato se non potessimo esser qui a raccontarla, e invece ci siamo, con la testa ancora sana (o meglio, uguale al 10/06/2017), sulle nostre gambe integre, anche se un po' shockkati. Però..male è andata male. 
Per una volta che non rompo le balle con l'orario: stavolta il piano sarebbe stato, visto che non possiamo partire molto presto ed essere i primi ad attaccare, partiamo molto tardi in modo che quando arriviamo le ultime cordate stanno già finendo. Ma non abbiamo fatto i conti con l'affollamento della parete, e non siamo partiti così tardi.
Ci incamminiamo alle 10e15. Fa caldo ma nemmeno troppo, di auto ce ne sono ma nemmeno troppe (troviamo posto vicino alla sbarra della Strada del Re, e ben presto ecco il paretone est del Baffelan davanti a noi. Lo Spigolo Soldà è la seconda via più facile della parete, la nostra meta di oggi, meta che avevamo nel cassetto da un po'.
Ricordavo un attacco "alpinistico" da quando salii la Carlesso, ma non così tanto e non così lungo. Oddio, nulla di trascendentale, ma è chiaro che si porta un falesista qui..gli viene un infarto. Passi di II/III-, traversi esposti, ghiaina, intervallati anche da facile camminata certo. Io che ho un po' più di esperienza, e forse anche meno senno, me la cavo quasi disinvolto, ma Stefania si vede che è sulle spine: e come dargli torto!
Arriviamo agli attacchi delle vie, trovando un bel po' di gente in parete ma anche alla base. Il nostro spigolo, tutto a destra, ha anche lui 4-5 cordate in parete e una che sta per lasciare la prima sosta. Vabbeh, ormai siamo qui, andiamo. Anche perchè scendere da dove siamo saliti senza fare delle doppie.. Mmmmm.
Cengetta esposta, canalone da saltare, paretina da arrampicare in traverso su del buon III. Insomma, l'avvicinamento alp continua fino agli spit della sosta S0. Diciamo che il proseguo della giornata, una volta legati, dovrebbe essere tutto molto più rilassante di quello che è passato!
Parte Stefania, la sosta è poco sopra, ci vedevo la ragazza della cordata che saliva appena prima di noi. Mentre la mia amica arriva alla sosta, ecco un'altra cordata dietro di noi: lui mi sembra molto esperto, lei chissà. basta che non ci pestiamo i piedi.
Parto io per il secondo tiro, ritrovando dopo un bel po' di tempo, troppo, il piacere di arrampicare. Difficoltà contenute, ma la difficoltà di mettere giù protezione, e i soli 3 chiodi su 35m di tiro, sollecitano la mente. Intanto qualche sassolino dall'alto cade: normale, il Baffelan è noto per la sua roccia non ottima, soprattutto in alto. In alto dove la cosa inizia a farsi frequentata.
Riparte la mia amica. Dopo pochi metri, tutto a destra viene giù una bella sassaiola: non una frana, ma nemmeno un paio di sassi. E sul sentiero che scende il Boale del Baffelan si trovano due signori con figlio e fidanzata (o viceversa): di certo i due ragazzi stanno insieme, a sentire quanto dopo si incazza lei.. La sassaiola li sfiora per un pelo, lei urla come una pazza (comprensibile ma..sangue freddo questo sconosciuto), urla "stupidi". Io e altri sullo SPigolo Faccio gli consigliamo di darsi una mossa a spostarsi da li. Mi chiedono indicazioni, si scopre che hanno sbagliato strada "ecco, con te sempre a perdermi o a rischiare la vita!" dice lei con lui. Mi ricorda qualcosa e qualcuno: sono di certo fidanzati.

Stefania continua a salire, con qualche empasse sul passaggio più duro. Altri sassi sall'alto. Fischi. Non sono uccelli in picchiata, sono sassi, pietre, grossi anche come un piede o più. Arriva la cordata dietro di noi, lui recupera lei, un bel sassone scende, come altri dalla parete, ma questo proprio sopra di noi e sfiora il tallone di lei. Lui "no no, da qui scendiamo, c'è da rischiare troppo!", stavo pensando la stessa cosa. Non sono più allegro come al solito. Sangue freddo.

Stefania arriva in sosta, tutte le manovre del caso, provo a urlarle per vedere se mi sente, ma i 40m, il vento e la conformazione dela montagna non ci permettono di sentirci. Vorrei si calasse senza che debba salire io: nulla. Informo i due che credo che dalla S0 si possa scendere giù dritti in doppia a cercare le soste del "Super Raccordo", via sportiva recente.

Salgo, veloce, non voglio stare in parete nemmeno un secondo più del necessario. Cazzo, perchè siamo ancora in parete?! Cazzo, speriamo di cavarcela. Fischi. Vedo la mi amica, speravo la sua sosta fosse al riparo, e invece è esposta a tutto ciò che può scendere dall'alto, La sua faccia è visibilmente preoccupata: non sarà espertissima, ma ha capito la situazione. 
Veloce prepariamo longe, machard, le corde per calarci. Madonna quanta gente sopra, e quelle bestie sul versante nord (che poi quelle vie finiscono in comune alla nostra, ed è da lì che è scesa la sassaiola di prima sui 4 escursionisti). Rapidi. Ma rapidi non si può, la rampa obbliga a parecchie soste per prendere in mano le corde e lanciarle verso giù. Bon, a S2, al riparo, un po'. Dai Ste, arriva presto da me.
Eccola che arriva, ho già infilato il capo di corda da recuperare nell'anello per fare prima. Ora speriamo solo la corda scenda e non si incastri. Dai cazzo. Viene tutta, via giù tutta, ora scende molto meglio, molto più scorrevole: parete più dritta. Giù fino alla S0, e da su vedevo che la cordata di prima si stava calando dove gli avevo consigliato. Se non torna su, vuol dire possiamo farlo anche noi.

Non torna su, possiamo andare. Una volta scesa anche la mia amica, un occhiata alla guida che conferma la presenza del Super Raccordo, e forse con un altra sola doppia ci stiamo. I sassi che ci volano intorno stavolta sono anche dovuti al recupero della nostra corda. Dai cazzo, vieni giù tutta, nodo non incastrarti, facci andare via presto di qua. Nervi saldi.

Impossibile lanciare le corde, i primi 15m sono poco pendenti e pieni di ghiaia, che poi ci tireremo addosso porca vacca. vado io a esplorare, scendo, smatasso, raccolgo, lancio, rilancio, due palle, velocità lenta. Finalmente la parete di raddrizza, scendo ma nodi da sciogliere. Mi sa una doppia sola non basta, ma ecco una sosta, bene, mi ci fermo e chiamo la mia amica.

Per fortuna sosta leggermente defilata, perchè di roba in testa le corde ce ne lanciano. Ora del recupero, non bloccarti. Non annodarti sui mughi. Forza bella mia, vieni da noi. Viene. Fiuu. manca poco forza. Altra doppia, la quarta: tre tiri di corda e quattro doppie per scappare. Mi calo per una 40ina di metri, poi meglio fermarsi qui e dopo proseguire e piedi: Troppi sassi che ci tireremmo in testa a recuperare le corde.

Iniziamo ad andare meglio, ma finchè non siamo sul sentiero non mi sentirei fuori dai pericoli. Il sole, ci mancava lui a farmi sentire la scottina di ieri sul collo. Ecco la Ste, forza, la vedo un po' più rilassata rispetto a prima: il nostro solito ridere e scherzare è morto sotterrato dai sassi che ci fischiavano intorno. "Ste, metti le scarpe e scendi, ti faccio su la corda e intanto vai".

Quattro recuperi di corda nella speranza di nessun blocco, di nessun incastro, di pochi e innocui sassi lanciati addosso dal recupero stesso. Male alla braccia, vacca se è dura. Ecco il nodo, ecco tutta la corda. Fatta su, tieni amica, ora vai. Dopo poco ci troviamo sul sentiero, rifugiati nella grotta, all'ombra dal sole e al riparo dai fischi. 
Ora possiamo rilassarci, o meglio, mollare le tensioni, scaldare quel sangue rimasto opportunamente freddo. Un abbraccio di gioia, siamo interi. Esageriamo? Beh forse sì, queste cose fanno parte del gioco, ma io così tante "cose" scendere dall'alto non le ho mai viste. Non le ho mai subite. Mangiamo e beviamo qualcosa e decidiamo il da farsi.

Con chiacchiere che risparmio, ci dirigiamo alla Spigolo Faccio: poco convinti, ma desiderosi di provarci, per vedere un po' la testa come sta. Basta che ci sia una cordata sopra, e si va alla birra diretti, fuck! Non c'è nessuno, ci prepariamo e parto.

Questa via l'ho salita già due volte. Prima volta come ripiego da Cumbre, troppo dura per me (ma anche Nicola non lo vedevo molto a suo agio a quei tempi). La seconda con un vecchio amico fresco di corso A1 che si trovò in difficoltà su un tratto aperto e senza protezioni già in loco. La terza volta, non finirò la via. 
Divertente il primo tiro, lo trovo purtroppo abbastanza unto. Passagi non banali e sempre abbastanza verticali, ma cercando e ravanando delle maniglie si trovano. Ecco la sosta, faccio tutto, mi guardo giù, ma già penso che la giornata finisce qui. Nonostante i miei "sei sicura?" mi rendo conto stiamo forzando troppo la mano oggi. Non c'è più divertimento, solo preoccupazioni e affanno: si è persa la poesia di questa passione. Per oggi.
La mia amica sale, non agilissima, ma è prima di tutto normale per il grado, e secondo è più che plausibile per quello che abbiamo appena passato. Mi raggiunge finalmente, mica tanto in bolla, e siamo d'accordissimo sul fare la quinta doppia. Flash: questa è la maledizione del Mars! Oggi me lo sono dimenticato, e guarda che succede!
Orecchie basse, sguardo vago, mente con qualche crepa. Ritorniamo mestamente all'auto riflettendo sulla giornata. Non è stata una bella giornata. Certo, ha insegnato un paio di cose: uno, si parte presto, fine dei giochi; 2, beh a scappare siamo stati efficienti e sopratutto calmi! Niente crisi di panico ma portare a casa le chiappe!

Oggi è andata così: è andata male, ma non malissimo. Non abbiamo fatto la fine dei dinosauri.

Qui altre foto.

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