sabato 22 luglio 2017

Cantonate e ripieghi: Piccola Micheluzzi al Ciavazes

Altra idea folle, un sequel del Sass d'Ortiga. Organizzazione perfetta: materiale già spartito a casa, colazione sistemata, ritrovo pianificato (colpa mia che la sera prima sono a una cena di addio al celibato). Siamo pronti. Meteo ottimo, coi soliti possibili temporali alla sera, ma meteotrentino sia per precipitazioni che temporali dice "probabilità bassa". 

E invece in A22 sono lampi fin da Verona, ma noi vogliamo andare più lontano, quindi chissene. Ma piove anche a Trento. E anche a Bolzano. Non si vedono stelle, nuvole basse. Arriviamo al parcheggio e la situazione meteo è tipicamente autunnale: piove, tutto bagnato, visibilità a 50m in quanto in mezzo alle nuvole. Ci si collega ai siti meteo e loro danno ancora sole. 

Previsioni. Si chiamano previsioni. Non si chiamano certezze. Però cazzo che cantonata. Non voglio assolutamente dare contro ai meteorologi, ma cosa è andato storto? Ben presto capiamo che cui non si becca nulla. Fuga verso Canazei, ma il meteo resta lo stesso. Bar, triste colazione con le pive nel sacco, un saluto a Paolo e Luca che vanno a fare la dolomiti skyrace

Tutto bagnato, mentre facciamo colazione piove anche bene. Onestamente sono già rassegnato, quando le cose partono male è il momento di non opporsi troppo per non rischiare altri "mali". Giorgio un po' più testone di me, opta per andare a fare un giro a vedere il Ciavazes com'è messo: quella parete che sconsiglio a tutti per via della folla e dell'untezza che ci si trova. 

Siamo sotto la parete, il cielo si è placato da un po' (oddio, mica che splenda il sole): Micheluzzi bagnata, ma tanto li non ci andrei (se Bernardi consiglia il magnesio, vuol dire che andiamo male come levigatura delle prese), la Piccola Micheluzzi pare meglio. Ok, andiamo a vedere, 10 tiri non facciamo notte. 

Attacchiamo alle 9e30, praticamente potevamo dormire 2h30 in più. Meteo e parete umida, ma proviamo. Altre cordate sono partite prima di noi, mi sa che oggi in tanti ripiegheranno qui, e sarà ancora più caos. Non certo la montagna che mi piace, traffico in via, rischio di trovare maleducati, nervosismi, il godersi poco la salita per colpa di chi fa fretto dietro. E poi qui c'è il grosso problema di tutte ste cazzo di moto. E di auto anche, ma le moto fan più baccano. 

Una cordata di ragazzi di Lecco attaccano la via molto più a sinistra di noi. I primi tiri scorrono veloci e nemmeno un gran che piacevoli. L1 e L2 delicate per via del bagnato, e in più quando mi ritrovo a S2 a far sicura a Giorgio che sale L3, una cordata arriva svelta in sosta e mi vedo già il film delle discussioni su chi deve proseguire prima di chi. 

Giorgio su L3 va un po' a farfalle: partito con un "tanto è un tiro tutto di I verso destra" dopo aver modificato con un "oh ma per me il I è un'altra cosa", mi viene il dubbio, guardo la relazione e gli dico "Gio, ma hai guardato il tiro dopo, te devi andare a dx e non è I!". Torna sui suoi passi, cerca passaggi ma la roccia non è buona, scende e risale giusto. Ma nemmeno abbastanza, sale troppo a sx, salta la sosta e finisce a concatenare due tiri. 

Lo raggiungo, glielo dico e lo ringrazio di avermi così lasciato il canalone di I, rampa larga e facile. Va la, trotto verso la sosta che almeno così finiamo prima e andiamo a riposare! Sopra di me vedo un'altra cordata, sono i ragazzi di Lecco. 

Riparte Giorgio, e di nuovo mi finisce a farfalle, tagliando troppo presto quello che per noi è L5, ma per la relazione è L6 e lo finisce su L7. Va beh, di nuovo, così finiamo prima. Ma mi hai rubato due tiri, marrano! In realtà fa sosta a metà dell L7 ufficiale, lasciandomi così almeno il passo di IV-. 

Parto io, arrivo alla vera S7 dopo aver disincastrato il nut che Francesca non riusciva a togliere la guardo e cortesemente le dico "ascolta, io di solito rispetto e aspetto, ma dietro di noi ci sono altre cordate che arrivano.. Ti scoccia se proseguo il tiro prima che parta tu?" (lei è la seconda della loro cordata) e gentilissima acconsente. Vado, finalmente la via si fa un po' interessante. E unta. 

Traversone con salita fino al grottone giallo dove trovo il ragazzo in cordata con Francesca (non me ne voglia se non ricordo il nome..) che ancora più gentilmente mi dice che avrebbe fatto passare noi davanti. Il meteo è ancora capriccioso. Sprazzi di sole si alternano a nuvole, caldo e freddo si mescolano ed è un continuo di tira su i pantaloni, tira giù i pantaloni. Ohi, parlo dell'esposizione dei polpacci, mica d'altro. 

Riparte Giorgio per il tiro chiave, quello un po' più duro e anche lui unto: dalla sosta si vedono bene le prese che riflettono la luce, gli appoggi su cui quasi ti puoi specchiare. Ma che cazzo. E il caos delle moto sotto. Ci manca solo quello col parapendio che compie parecchi voli a pochi metri dalla parete: che paura che cavolo. 

Raggiungo Giorgio, lo ricazzio perchè mi ha rubato ben due tiri oggi, e parto per l'ultimo per uscire dalla via. Di nuovo basta seguire la lucidità dell'itinerario: non la logica eh, la lucidità nel senso che la roccia è lucida! Ho visto di peggio, ma anche questo non è male. E un IV+ levigato diventa anche V+ a seconda dei casi. 

Alle 12e45 scattiamo la nostra di via, per poi spiaggiarci un attimino a cambiar scarpe, bere e mangiare, mentre aspettiamo i due lecchesi per scambiarci mail per invio foto. Ma stiamoci poco va la, che il cielo non è che sia splendido, e magari arriviamo giù presto in modo da riposarci e rientrare umani. 

La cengia dei camosci è un'allegra sgroppata dove mi sento una sottiletta: mi sento sottile data la dimensione della cengia, data la dimensione delle pareti rispetto alla mia piccolezza, e anche perchè siamo in mezzo a due fette di pane (parete sotto e parete sopra, inespugnabile per noi). 

Scorriamo a rivedere la Rossi Tomasi, finalmente riesco a spiegare al mio amico che razza di variante mi sono andato a pescare, e lui "ma infatti si vedeva un cordino lassu" "eh lo so cazz, ma è fuorivia!". La parete è comunque meno affollata di quello che temevo, ma ogni via ha almeno una cordata: pure Italia61! 

Una doppia veloce per arrivare prima di altri che stanno scendendo dalle torri del sella, e vado verso la prossima per "prendere il posto": si è mica capito che visto com'è andata la giornata, a questo punto mi aspetto almeno di riposare, che magari domani ci infilo qualcosa.. Una doppia unica da 45m ci deposita alla base. 

Non resta che scendere verso il parcheggio, ammirando le alte pareti, la maestosa ovest del Sass Pordoi (seghe!) e in lontananza quella che era la nostra mira avvolta tra le nubi, che solo in rari momenti ha visto sprazzi di sole. Cantonate e ripieghi. Ora ripieghiamo su birra pane e formaggio però. E del gran traffico in A22..

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