Dove va esser una spensierata giornata di arrampicata con due amici
conosciuti da poco, e invece..
Dopo la bella giornata passata insieme allo Spigolo del Pollice delSassolungo, finalmente riusciamo a combinare una nuova giornata insieme io,
Cristina e Flavio. Archiviati i sogni di una dolomitca, il meteo ci consente
"solo" una visitina ad Arco, ma visto che è più importante la
compagnia della meta, va benissimo.
Ci infiliamo direttamente nel parcheggio del crossodromo (speriamo non
ci siano gare oggi..) e il cielo è piuttosto cupo, ma che ce frega, la
temperatura è ottima e la parete già la di fronte. Beh, circa, dobbiamo prima
scorrere verso sud per un po', e una volta in prossimità di un frutteto, eccola
bene in vista. Ben in vista gli strapiombi di Big Bang, e di conseguenza
facilmente individuabile il diedro Manolo. La nostra via invece corre un po' in
mezzo all'erba a cercare i punti più deboli. Speriamo non troppa erba!
Porco cane questi orobici se pedalano, faccio quasi fatica a stargli
dietro! Dentro il bosco, con il paretone che ogni tanto riappare per darci
qualche punto di riferimento. Già, perchè trovare l'attacco non sarebbe
semplice, con tutti questi ometti e sentierini, e col fatto che tante vie
corrono una vicina all'altra.
E infatti arriviamo contro alla base della parete, circa dove dovrebbe
essere l'attacco (in realtà ci dovrebbe essere una rampetta sfasciumosa da
rislaire), e troviamo degli spit che salgono. Va beh, non sembra impossibile
come difficoltà, proviamo. Alla morra cinese vinco io, la mia forbice sulla
carta di Flavio dice che parto io. Maledetta morra cinese.
Letto da varie parti che la roccia non è proprio eccezionale, ogni
passo viene dosato con delicatezza, ogni appoggio valutato e gli appigli si
cerca di non tirarli. Alla ricerca degli spit e della roccia più sana, ondeggio
a destra e sinistra, interrogandomi su dove stia salendo. Ma va beh, la
troveremo più su la via vera.
Recupero i miei due compagni di oggi, e riparto, seguendo ancora gli
spit. E qui si inizia con tratti di sentiero e fogliame, ma me l'aspettavo.
Salto una sosta per cercare di salire il più possibile, e la roccia si fa
sempre più delicata, ma nulla di preoccupante: pare di essere in montagna. Azz,
mi si urla che mancano pochi metri.. Dai ancora un pochetto, ed ecco una radice
con vecchio cordino: beh, integriamo con un friend va la!
Riparto di nuovo, la continuità del tiro iniziale è un lontano ricordo.
Roccia delicata ma salibile, sporco sparso e tratti da camminare: insomma uno
zoccolo, dopo migliorerà! Un bel cordone su un albero mi fa pensare che forse
osa sì che siamo sulla Baldo Groaz, che abbiamo cannato avvicinamento salendo i
primi tiri di qualcos'altro, ma meglio così.
Mi raggiungono Flavio e Cristina, non proprio entusiasti di come sia
diventata la via, e per far prima vanno avanti loro: tanto il prossimo tiro è
quasi un trasferimento alla base del camino col pilastro staccato. Beh, quasi,
un po' di arrampicata alla fine per poter giungere ai chiodi di sosta alla base
del camino c'è, eccome se c'è.
Salgo io: già prima ero rimasto "stregato" dalle linee di vie
che si diramavano verso sinistra, e ora alla base del camino è impossibile non
notare tutto il giallone arancione a sinistra. Roba da bimbi grandi, e io sono
un pupetto.
Bon dai, ora le cose si fanno serie, il camino offre difficoltà e passi
atletici: ancora qualche tiro per me, poi lascerò passare avanti Flavio. Salgo
i primi facili metri, ed ecco lassù un chiodo: parte la salita in spaccata,
rinvio nel chiodo. Flavio mi suggerisce di metterne uno lungo, e c'ha ragione:
sostituisco e riparto. Qualche metro in spaccata..ma ora?
Devo passare tutto a sinistra, blocchi in leggero strapiombo ma sulla
sinistra una parete quasi liscia. Prova, cerca mani, ma c'è poco. Torna a
spaccare, ma non si sale. Provo e riprovo qualche volta, ma nulla. Va beh dai,
c'è da farsi coraggio, il passo deve esser questo. cerca il meglio che si può
per le mani, il piede sinistro su un accenno di appoggio, stacca il destro
dalla parete e inizia a spostare il peso tutto a sinistra per portare il piede
destro lì.
Sposta, sposta il baricentro, ma il piede sinistro diminuisce la
superficie di contatto con la roccia, l'aderenza.. Il piede scivola, le mani
non tengono, e..volo.
A differenza della caduta sulla Verte, non c'è tempo di pensare. Tutto troppo veloce, tutto troppo
doloroso e adrenalinico. Riprendo possesso della realtà solo una volta fermo,
un metro sopra la sosta. Ho capito che stavo volando all'inizio, ma poi il
buio: ora ritrovo la luce, ma..che luce sarà?
Cosa mi son rotto?! Mi muovo?! Merda che male.. Fa vedere, riesco ad
"alzarmi", a ricompormi, ma che male la gamba destra, e la mano
destra. Oddio, la mano destra, che cazzo ci fa la base del medio fuori dalla
sua sede?! E le altre due falangi all'insu tirate in modo innaturale da tendini
spaesati?! In un impeto d'istinto, di adrenalina, ma anche di senno (ragiono
sul fato che se lo tengo così, patisco le pene dell'inferno a ogni soffio di
vento), avvicino la mano sinistra alla destra, indice e medio della sinistra
sul palmo della destra, e il pollice sinistro a spingere la base del dito medio
destro. Insomma me lo rimetto a posto da solo, spingo dentro la sua base
naturale il dito che era "scappato". Se ci ripenso mi viene il
vomito.
Sistemato questo: la gamba, che male. Sento voci preoccupate intorno a
me, quel "no, ancora no, no" che mi fa subito dispiacere enormemente
per Cristina, che a distanza di un mese rivive una brutta esperienza. Cazzo
questa non volevo fargliela. Calma e gesso (come continuerà a ripetere Flavio
nelle prossime ore) adesso, cosa fare. Calma e gesso.
Devo riprendere fiato. Il cuore non lo sento a mille, ma una certa
nausea aleggia in me. "Ragazzi, fatemi venire in sosta che voglio sedermi,
zioccan che male!". Una volta appurato che riesco a muovermi, la decisione
è già chiara: ci si cala. Mi si conferma ciò che ho avuto l'occasione di
osservare in altre situazioni di pericolo o di difficile gestione: ho un bel
po' di sangue freddo. Oppure sono parecchio sciocco, chissà.
Seguiranno ore di manovre, di ritrovo delle soste precedenti, di
attenti controlli di ogni nodo che viene eseguito. Il mars rotola rovinosamente
verso basso quando mi svuotano lo zaino alla ricerca dei cordini d'abbandono:
il mars che si perde nel vuoto, oggi ci sta. Io vengo calato, gli altri due
scendono in corda doppia. L'umore, la lucidità, saranno però sempre buone, come
si addice a ritirate del genere.
Abbandonare la prima sosta richiede già un districarsi tra corde e
cordini e moschettoni per abbandonare meno materiale possibile e recuperare la
sosta, non far casino con tutto quello che gira, slegarsi, rigelarsi, ecc.
Calma e gesso, il mood del bergamasco. Si cala prima Cristina, poi vengo calato
io: peccato ci sia da camminare un pezzettino. La gamba destra non si piega, ma
almeno mi regge. Ziobo che male.. La mano destra non la uso, troppo male.
Verifica la sosta, sistema qualcosina, poi Flavio ci raggiunge. Altro
giro altro regalo. "Flavio calami piano mi raccomando!" e tengo ben
stretta con la mano buona la corda che tesa parte verso l'alto.. Cristina la
vedo calma, per fortuna, non posso far altro che scusarmi con lei quando mi
chiede come sto. I tempi sono lunghi, ma nemmeno lunghissimi. Alla sosta a spit
è però ora di avvisare a casa con un messaggio vocale, visto che poi c'è da
capire come tornare a casa io e la macchina: non posso guidare così..
"Dai, un altra doppia a siamo alla base" "Esatto, poi
inizia la parte divertente: devo scendere in questo stato in mezzo a quel
ghiaione a blocchi anche giganti!" vabbeh oh, siamo qua, già è bello
poterlo raccontare e scendere sulle proprie gambe. Eccoci alla base, vorrei
sdraiarmi ma accidenti alla pendenza: comodità zero!
Mi faccio pochi problemi a chiedere "ragazzi, lo zaino me lo
potete portare giù voi che vorrei scendere il più leggero possibile per non
affaticare le botte?", gli eroi poi si sa che fine fanno se no.. E loro
gentilissimi si fanno subito carico del fagotto. Intanto mettersi calzini e
scarpe non è comodo per un cazzo. Tantochè devo farmi aiutare. Madonna, quanto mi
toccherà star fermo? E la mano che danni avrà subito? Non sono un medico, non
penso di essermela rimessa in sede correttamente da solo..
Tocca alla chiamata a casa per far sentire la mia voce, e sdrammatizzare
con una risata. No no, il pantalone non voglio toglierlo, non voglio vedere la
botta sulla coscia che poi prendo impressione. Via, in cammino, in modalità
culo a terra e slittino sul fogliame all'inizio. Per fortuna le cose vanno
meglio del previsto, del temuto. Sostituendo quando possibile la gamba destra
col braccio sinistro, e sbilanciandomi tutto a sinistra, riesco a superare i
gradini più alti.
Qualche pausa a riprendere fiato. Merda la mano, se ripenso alla
lussazione mi viene il vomito. Ma una cosa del genere l'ho già vista in qualche
film.. Non ricordo bene quale però.. Domani sera mi verrà in mente, Arma Letale, Mel Gibson
e la spalla lussata per togliersi la camicia di forza: che poi si rimette a posto
da solo..
E quando le cose possono andar male.. A scendere sbagliamo traccia,
scendiamo troppo, tocca risalire e traversare verso sinistra faccia a monte.
Finalmente sulla strada, Flavio corre a prendere la macchina. Ma finchè si tratta
di camminare sul pari con una gamba immobilizzata, riesco senza impazzire.
Flavio ci viene incontro, si sale al volo e si scheggi verso il bar.
Al parcheggio del bar delle Placche Zebrate, è giunto il momento di vedere il danno alla zampa. Madonna che
botta, e quanto è gonfia già.. La grattata è poca, ma che botta. E mi sa che
devo pure ringraziare le scarpe da avvicinamento attaccate dietro il culo e non
infilate nello zaino, se no l'osso sacro ne avrebbe presa una anche lei. Bar,
birra, panino, ghiaccio, e..riflessioni.
Poteva andare peggio. Ok, poteva anche non andare, ma poteva andare
peggio. Son caduto su un tratto verticale, ma subito sotto era pieno di
spuntoni, blocchi di roccia, ottimi posti per rimbalzare come in un flipper
dove però la pallina è ben più molle e offendibile che gli ostacoli. Ora
vediamo i controlli, le visite, la convalescenza, il riposo, il recupero come
andranno.
Primo volo personale, spero l'ultimo. Grazie ai compagni di scalata per
l'assistenza e il conforto. E da qui in avanti, zaino sempre sulla schiena e
scarpe legate dietro al culo! Segno che, se mi riprendo, penso di tornarci ad
arrampicare.. Cristina e Flavio, vi devo una salita!
Qui altre foto.