sabato 30 settembre 2017

I'm not like a bird: Baldo Groaz al Pian della Paia..volando

Dove va esser una spensierata giornata di arrampicata con due amici conosciuti da poco, e invece..

Dopo la bella giornata passata insieme allo Spigolo del Pollice delSassolungo, finalmente riusciamo a combinare una nuova giornata insieme io, Cristina e Flavio. Archiviati i sogni di una dolomitca, il meteo ci consente "solo" una visitina ad Arco, ma visto che è più importante la compagnia della meta, va benissimo. 

Ci infiliamo direttamente nel parcheggio del crossodromo (speriamo non ci siano gare oggi..) e il cielo è piuttosto cupo, ma che ce frega, la temperatura è ottima e la parete già la di fronte. Beh, circa, dobbiamo prima scorrere verso sud per un po', e una volta in prossimità di un frutteto, eccola bene in vista. Ben in vista gli strapiombi di Big Bang, e di conseguenza facilmente individuabile il diedro Manolo. La nostra via invece corre un po' in mezzo all'erba a cercare i punti più deboli. Speriamo non troppa erba! 

Porco cane questi orobici se pedalano, faccio quasi fatica a stargli dietro! Dentro il bosco, con il paretone che ogni tanto riappare per darci qualche punto di riferimento. Già, perchè trovare l'attacco non sarebbe semplice, con tutti questi ometti e sentierini, e col fatto che tante vie corrono una vicina all'altra. 

E infatti arriviamo contro alla base della parete, circa dove dovrebbe essere l'attacco (in realtà ci dovrebbe essere una rampetta sfasciumosa da rislaire), e troviamo degli spit che salgono. Va beh, non sembra impossibile come difficoltà, proviamo. Alla morra cinese vinco io, la mia forbice sulla carta di Flavio dice che parto io. Maledetta morra cinese. 

Letto da varie parti che la roccia non è proprio eccezionale, ogni passo viene dosato con delicatezza, ogni appoggio valutato e gli appigli si cerca di non tirarli. Alla ricerca degli spit e della roccia più sana, ondeggio a destra e sinistra, interrogandomi su dove stia salendo. Ma va beh, la troveremo più su la via vera.

Recupero i miei due compagni di oggi, e riparto, seguendo ancora gli spit. E qui si inizia con tratti di sentiero e fogliame, ma me l'aspettavo. Salto una sosta per cercare di salire il più possibile, e la roccia si fa sempre più delicata, ma nulla di preoccupante: pare di essere in montagna. Azz, mi si urla che mancano pochi metri.. Dai ancora un pochetto, ed ecco una radice con vecchio cordino: beh, integriamo con un friend va la! 

Riparto di nuovo, la continuità del tiro iniziale è un lontano ricordo. Roccia delicata ma salibile, sporco sparso e tratti da camminare: insomma uno zoccolo, dopo migliorerà! Un bel cordone su un albero mi fa pensare che forse osa sì che siamo sulla Baldo Groaz, che abbiamo cannato avvicinamento salendo i primi tiri di qualcos'altro, ma meglio così. 

Mi raggiungono Flavio e Cristina, non proprio entusiasti di come sia diventata la via, e per far prima vanno avanti loro: tanto il prossimo tiro è quasi un trasferimento alla base del camino col pilastro staccato. Beh, quasi, un po' di arrampicata alla fine per poter giungere ai chiodi di sosta alla base del camino c'è, eccome se c'è. 

Salgo io: già prima ero rimasto "stregato" dalle linee di vie che si diramavano verso sinistra, e ora alla base del camino è impossibile non notare tutto il giallone arancione a sinistra. Roba da bimbi grandi, e io sono un pupetto.

Bon dai, ora le cose si fanno serie, il camino offre difficoltà e passi atletici: ancora qualche tiro per me, poi lascerò passare avanti Flavio. Salgo i primi facili metri, ed ecco lassù un chiodo: parte la salita in spaccata, rinvio nel chiodo. Flavio mi suggerisce di metterne uno lungo, e c'ha ragione: sostituisco e riparto. Qualche metro in spaccata..ma ora? 

Devo passare tutto a sinistra, blocchi in leggero strapiombo ma sulla sinistra una parete quasi liscia. Prova, cerca mani, ma c'è poco. Torna a spaccare, ma non si sale. Provo e riprovo qualche volta, ma nulla. Va beh dai, c'è da farsi coraggio, il passo deve esser questo. cerca il meglio che si può per le mani, il piede sinistro su un accenno di appoggio, stacca il destro dalla parete e inizia a spostare il peso tutto a sinistra per portare il piede destro lì.

Sposta, sposta il baricentro, ma il piede sinistro diminuisce la superficie di contatto con la roccia, l'aderenza.. Il piede scivola, le mani non tengono, e..volo.

A differenza della caduta sulla Verte, non c'è tempo di pensare. Tutto troppo veloce, tutto troppo doloroso e adrenalinico. Riprendo possesso della realtà solo una volta fermo, un metro sopra la sosta. Ho capito che stavo volando all'inizio, ma poi il buio: ora ritrovo la luce, ma..che luce sarà?

Cosa mi son rotto?! Mi muovo?! Merda che male.. Fa vedere, riesco ad "alzarmi", a ricompormi, ma che male la gamba destra, e la mano destra. Oddio, la mano destra, che cazzo ci fa la base del medio fuori dalla sua sede?! E le altre due falangi all'insu tirate in modo innaturale da tendini spaesati?! In un impeto d'istinto, di adrenalina, ma anche di senno (ragiono sul fato che se lo tengo così, patisco le pene dell'inferno a ogni soffio di vento), avvicino la mano sinistra alla destra, indice e medio della sinistra sul palmo della destra, e il pollice sinistro a spingere la base del dito medio destro. Insomma me lo rimetto a posto da solo, spingo dentro la sua base naturale il dito che era "scappato". Se ci ripenso mi viene il vomito.

Sistemato questo: la gamba, che male. Sento voci preoccupate intorno a me, quel "no, ancora no, no" che mi fa subito dispiacere enormemente per Cristina, che a distanza di un mese rivive una brutta esperienza. Cazzo questa non volevo fargliela. Calma e gesso (come continuerà a ripetere Flavio nelle prossime ore) adesso, cosa fare. Calma e gesso.

Devo riprendere fiato. Il cuore non lo sento a mille, ma una certa nausea aleggia in me. "Ragazzi, fatemi venire in sosta che voglio sedermi, zioccan che male!". Una volta appurato che riesco a muovermi, la decisione è già chiara: ci si cala. Mi si conferma ciò che ho avuto l'occasione di osservare in altre situazioni di pericolo o di difficile gestione: ho un bel po' di sangue freddo. Oppure sono parecchio sciocco, chissà.

Seguiranno ore di manovre, di ritrovo delle soste precedenti, di attenti controlli di ogni nodo che viene eseguito. Il mars rotola rovinosamente verso basso quando mi svuotano lo zaino alla ricerca dei cordini d'abbandono: il mars che si perde nel vuoto, oggi ci sta. Io vengo calato, gli altri due scendono in corda doppia. L'umore, la lucidità, saranno però sempre buone, come si addice a ritirate del genere.

Abbandonare la prima sosta richiede già un districarsi tra corde e cordini e moschettoni per abbandonare meno materiale possibile e recuperare la sosta, non far casino con tutto quello che gira, slegarsi, rigelarsi, ecc. Calma e gesso, il mood del bergamasco. Si cala prima Cristina, poi vengo calato io: peccato ci sia da camminare un pezzettino. La gamba destra non si piega, ma almeno mi regge. Ziobo che male.. La mano destra non la uso, troppo male.

Verifica la sosta, sistema qualcosina, poi Flavio ci raggiunge. Altro giro altro regalo. "Flavio calami piano mi raccomando!" e tengo ben stretta con la mano buona la corda che tesa parte verso l'alto.. Cristina la vedo calma, per fortuna, non posso far altro che scusarmi con lei quando mi chiede come sto. I tempi sono lunghi, ma nemmeno lunghissimi. Alla sosta a spit è però ora di avvisare a casa con un messaggio vocale, visto che poi c'è da capire come tornare a casa io e la macchina: non posso guidare così..

"Dai, un altra doppia a siamo alla base" "Esatto, poi inizia la parte divertente: devo scendere in questo stato in mezzo a quel ghiaione a blocchi anche giganti!" vabbeh oh, siamo qua, già è bello poterlo raccontare e scendere sulle proprie gambe. Eccoci alla base, vorrei sdraiarmi ma accidenti alla pendenza: comodità zero!

Mi faccio pochi problemi a chiedere "ragazzi, lo zaino me lo potete portare giù voi che vorrei scendere il più leggero possibile per non affaticare le botte?", gli eroi poi si sa che fine fanno se no.. E loro gentilissimi si fanno subito carico del fagotto. Intanto mettersi calzini e scarpe non è comodo per un cazzo. Tantochè devo farmi aiutare. Madonna, quanto mi toccherà star fermo? E la mano che danni avrà subito? Non sono un medico, non penso di essermela rimessa in sede correttamente da solo..

Tocca alla chiamata a casa per far sentire la mia voce, e sdrammatizzare con una risata. No no, il pantalone non voglio toglierlo, non voglio vedere la botta sulla coscia che poi prendo impressione. Via, in cammino, in modalità culo a terra e slittino sul fogliame all'inizio. Per fortuna le cose vanno meglio del previsto, del temuto. Sostituendo quando possibile la gamba destra col braccio sinistro, e sbilanciandomi tutto a sinistra, riesco a superare i gradini più alti.

Qualche pausa a riprendere fiato. Merda la mano, se ripenso alla lussazione mi viene il vomito. Ma una cosa del genere l'ho già vista in qualche film.. Non ricordo bene quale però.. Domani sera mi verrà in mente, Arma Letale, Mel Gibson e la spalla lussata per togliersi la camicia di forza: che poi si rimette a posto da solo..

E quando le cose possono andar male.. A scendere sbagliamo traccia, scendiamo troppo, tocca risalire e traversare verso sinistra faccia a monte. Finalmente sulla strada, Flavio corre a prendere la macchina. Ma finchè si tratta di camminare sul pari con una gamba immobilizzata, riesco senza impazzire. Flavio ci viene incontro, si sale al volo e si scheggi verso il bar. 

Al parcheggio del bar delle Placche Zebrate, è giunto il momento di vedere il danno alla zampa. Madonna che botta, e quanto è gonfia già.. La grattata è poca, ma che botta. E mi sa che devo pure ringraziare le scarpe da avvicinamento attaccate dietro il culo e non infilate nello zaino, se no l'osso sacro ne avrebbe presa una anche lei. Bar, birra, panino, ghiaccio, e..riflessioni.

Poteva andare peggio. Ok, poteva anche non andare, ma poteva andare peggio. Son caduto su un tratto verticale, ma subito sotto era pieno di spuntoni, blocchi di roccia, ottimi posti per rimbalzare come in un flipper dove però la pallina è ben più molle e offendibile che gli ostacoli. Ora vediamo i controlli, le visite, la convalescenza, il riposo, il recupero come andranno.

Primo volo personale, spero l'ultimo. Grazie ai compagni di scalata per l'assistenza e il conforto. E da qui in avanti, zaino sempre sulla schiena e scarpe legate dietro al culo! Segno che, se mi riprendo, penso di tornarci ad arrampicare.. Cristina e Flavio, vi devo una salita!

Qui altre foto.

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