domenica 17 settembre 2017

Quando la parte dura è arrivarci: Simonetta alla Rocca di Perti

Ci sono cose nella vita a cui non potrei rinunciare, ma non sto ad elencarle se no finisce il post. Ci sono cose nella vita di cui invece farei certamente a meno, ma anche queste non le elenco..tranne una: un avvicinamento di merda. E oggi incappiamo proprio in un avvicinamento di merda. 

Dopo la giornata di ieri, sveglia nella tenda che fuori ci sono le prime luci, su le canne e via sparati verso la ricerca di un bar per la colazione. La rispettosa della legge Francesca (a cui non resta il cambio in mano) non entra nei sensi unici, quindi saltiamo un bar ma ci ritroviamo in un altro niente male. Ora che la pancia è piena (eccome!), la giornata può iniziare. 

Rocca di Perti, settore settentrionale. Seguiamo una relazione, poi un cartello in discordanza con essa, e da qui nasce il caos. La parete è lassù, non molto distante, se anche questo è il parcheggio sbagliato, troveremo il modo di arrivarci, ci sarà una traccia: troppo comodo questo spiazzo per non esser utilizzato. Ma i mille dubbi sulla correttezza di ciò, ci porteranno..nella giungla ligure. 

Dopo un po' di strada sterrata, un cartello ci informa che il mercoledì e la domenica è una zona di caccia al cinghiale: partiamo malissimo. Dopo poco un'invitante traccia sulla sinistra sale nel bosco. Fiducioso la prendo: è ben marcata, non certo un'autostrada ma ho visto ben di peggio. Poi la roccia è poco lontana. 

Dopo poco inizia la ravanata dell'anno. Anzi, spero della vita, perchè una roba simile spero mai più. Traccia evidente per terra, ogni tanto mi pare pure qualche impronta, ma col senno di poi (facile parlare col senno di poi) quella che forse era una vecchia traccia degli arrampicatori, è ora solo degli animali selvatici. Animali pure bassi: perdo il conto di quanti rami e tronchi secchi devo spezzare per poter passare, per poter seguire la traccia. Spine, rovi, maledico i pantaloni e maniche corte: graffi, spine, ferite, anche perchè a un certo punto mi rompo le palle e avanzo come un caterpillar per farla finita prima. Ma non si può, c'è da soffrire. Ma dagli altri non posso certo farmi vedere nervoso e sofferente "tranquilli una traccia c'è e presto saremo su un sentiero migliore" "Ma il sentiero lo stai facendo tu?!". Finirà bene questa agonia. Il sudore brucia già sui graffi che sanguinano. Alleluja, un sentiero. Fuck. 

Ci ritroviamo alla base di una salita di roccia. Sguardi poco sereni e poco divertiti. Cerchiamo di capire dove siamo, deduciamo essere all'attacco dello Spigolo Nord: veloce consultazione e andiamo a cercare Simonetta, alla base della quale interrogherò tutti gli arrampicatori che passano sul "ma voi da dove siete saliti?! Che noi abbiamo.." per sentirmi rispondere "tranquillo, non siete i primi e nemmeno gli ultimi!" 

Decidiamo le cordate. Marco dice a Francesca: "Dai facciamo me e te, che poi chissà per quanto tempo non arrampicheremo più insieme" e vedo fiotti di lacrime scendere sulle guance di entrambi. Le vedo anche su quelle di Stefania, ma sono di disperazione perchè le tocca legarsi con me. 

Parte Marco, i primi metri sono ovvi, poi dalla cengia a me ispirerebbe salire quel diedro spostato sulla destra, ma chissà se sia quello giusto. Infatti probabilmente non lo è, anche se in questa prima parte ognuno sale dove vuole. Marco se ne esce nettamente verso destra. Io parto per ultimo, mentre altre due cordate scalpitano dietro di noi.

Quando tocca a me, sono mosso da due smanie. La prima è quella di fare presto perchè comunque in montagna c'è sempre da fare presto e non perdere tempo: più stai in parete e più sei esposto ai pericoli oggettivi di essa. La seconda è che non voglio sovrappormi alle due cordate dietro: finchè siamo noi quattro a intrecciarci come a Twister, va bene, ma farlo con sconosciuti anche no. 

E così, parte il gran concatenamento (L2 e L3 dei sassbaloss). Secondo me non siamo proprio dove dice la guida (ma torna coi sassbaloss), perchè la placca che trovo dopo aver camminato non è certo di 3. E già sento la corda tirare.. Supera questa, punta allo strapiombone per raggiungere il quale servono ancora dei passi delicati, traverso e risalita diun diedro appoggiato dove la corda è da issare a mano. Sul terrazzo al sole, finalmente sosta. Che caldo qua! 

Mi raggiunge Francesca anche lei tirando le corde, "non mi piace però salire così incrociati" "eh lo so, ma meglio con te che con quelli sotto. E sempre meglio non aver nessuno sopra la nostra testa". Si recuperano i nostri amici che arrivano senza colpo ferire. Stefania parte subito: tiro di trasferimento, e quando è circa a metà Marco esclama "Ma c'è un animale grande che sale", e io in modo naturale "Ma è la Ste". Si scoppia a ridere, e dopo poco spunta una capra poco dietro di lei. Mah. 

La corda tira, la mi amica sosta alla base dello spigolo. La raggiungo per ripartire e..merda che unto! Questi sì che sono passi impegnativi! E a pochi metri da terra.. Con svariati tentativi, mi fido dei piedi, sospirone, e sù. Meno male mamma m'ha fatto lungo e dopo riesco a prendere una bella manetta per fare un'aderenza più..serena. Salita, camminatone nel bosco, passo la scritta della variante e sosto su degli alberi davanti alla scritta col nome della via. 

Stefania mi raggiunge, ma evidentemente l'avvicinamento le ha rovinato la giornata. Oppure lo stare in cordata con me è diventato piuttosto stressante: dovrei rimettermi a cantare forse.. Prova a partire, ma spaesata dal proseguo torna giù e mi cede il proseguo. E chi sono io per rifiutare certi doni? Arrivati gli altri due, una letta alla relazione e via. 

In effetti la parte sopra non è intuitiva: di certo a sinistra sono gradi abominevoli, sopra non si capisce. Infatti c'è da salire un po' e poi deviare verso destra a prendere una lama goduriosa. Forse il tiro più della via, anche perchè non presenta vegetazione. Una cengetta conduce in sosta ma..ho ancora così tanta corda a disposizione. 

Proseguo. Oh però che partenza boulder! Poi finalmente qualche mano aiuta. Finalmente sono anche in piena parete, circondato da cielo e da aria sopra, sotto a dx, a sx per decine di metri. Esposto insomma. Si stadaddio insomma. Una bella fessura in un appena accennato diedro appoggiato porta velocemente verso la sosta finale. 

Aspetto i miei amici, comodo, assolato. Si sta bene qua: non più il senso chiuso del bosco, o la limitata visibilità per ciò che ti circonda. La vista può spaziare, puoi sentirti parte di qualcosa in senso di "partecipante" e non solo di "spettatore". Sarà per questo che vado in montagna anche, per ritrovare il contatto con una madre natura che vorrei seguire, non soggiogare con quella che chiamiamo "civiltà". Elucubrazioni di una mente malata. 

Tutti in cima. Parte il momento di cambiarsi scarpe, mettersi comodi, sistemare il materiale, mangiare e bere. Vacca boia che caldo. Ci raggiungono anche le altre due cordate, per fortuna non la capra, che ci ha lasciato un bel tappeto di pallettoni marroni su cui camminare e sedersi: ovunque! 

Vedo il parcheggio giù, il nostro, e vedo anche il loro, quello giusto. Così vicini eppure così distanti secondo la nostra ravanata: ossessionato da due aspetti, "come cavolo è possibile che non siamo passati per quel parcheggio" e "come cavolo arriviamo al nostro parcheggio senza rifare i cinghiali?!". La risposta sarà più facile del previsto.

Dai sù scendiamo, traversone verso sud, si scorre sotto altre pareti, che voglia di arrampicare. Questo è davvero un bel posto: una roccia strana ma che tiene, lavorata tantissimo dagli agenti atmosferici fino a crearne delle grotte e sistemi strani di colori che si intervallano. Peccato la distanza da casa. Raggiunta la cava, qualche indecisione poi giù a destra. Ed ecco la sbarra e l'indicazione "Falesia dei Tre Porcellini". 

Tempo di decidere il da farsi. "ma io vorrei andare al mare" "ma io vorrei essere a Modena in tempo per prendere il treno, ma non saltiamo il mare e aperitivo". Ho capito, andiamo a cercare la macchina, che già potrebbe non esser facile. 

Invece è facilissimo. Stamattina siamo "solo" saliti troppo presto dentro il bosco, bastava andare avanti ancora un po' e saremmo dove siamo ora. Ma che cazzarola! pace, lo sappiamo per una prossima volta, magari presto anche.. Ma ora, bagnetto al mare dove le ferite della giungla ligure bruceranno col sale, e poi un deludente Mojto.. Va beh, non tutto può andare liscio, ma nemmeno tanto storto quanto l'avvicinamento!

Qui altre foto.
Qui e qui report.
Qui relazione.
Qui la guida.

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