Idee che
avanzano pian piano.. Si insinuano.. E poi.. Sono passate solo quattro
settimane dall'Ultra Trail degli Dei, ho corso poco dopo, anche perchè ancora acciaccato. Però questo Amorottto Ultra Trail accetta iscrizioni anche all'ultimo momento, è
vicino, da dei punti, cade in un weekend in cui in montagna si farebbe poco o
nulla.. è una palla da cogliere al balzo. Cogliamola!
Però cavolo,
i cancelli sono strettini. Facendo due conti di confronto con Ultra Trail degli Dei, in 11h ero
arrivato al 72km, quindi nel tempo limite dovrei starci. Ma c'è più dislivello,
i trail in Appennino sono "bastardi", e poi fisicamente non mi sento
in formissima. Va beh, faccio la cazzata, mi iscrivo. Pettorale 660. Sveglia
sabato notte alle 2e30, e via in direzioni Carpineti.
Arrivo in
tempo per fare un pisolino, andare a ritirare il pettorale, e tornare in auto
per un altro pisolino. Suona la sveglia, la posticipo. Dopo un po' guardo
l'orologio: cazzo, non l'avevo posticipata, non avevo salvato! Madonna,
preparati in fretta! Fa già caldino, e questo mi spaventa. Il caldo e i
temporali previsti al pomeriggio, come passare dall'abbrustolirsi al congelare
al sudare come un orco sotto l'impermeabile. Speriamo bene..
Partenza
corricchiata, passaggio nel centro di Carpineti con la banda che suona e gli
sbandieratori che salutano: beh, pelle d'oca.. Dopo poco mi spoglio, non ci si
sta con due magliette. Spengo la cognizione del tempo che passa, per cercare di
concentrarmi su poche cose, ma di certo non sulle distanze e tempi: vietato
guardare l'orologio, vietato guardare la road map sul pettorale.
Campi veri
con erba alta ai lati: senso di libertà assoluta, ma anche la certezza che si
sta facendo beneficienza alle zecche.. Il primo fango a dare fastidio: questa
caratteristica del nostro Appennino oggi sarà determinante. Cerco di stare
buono, ma allo stesso tempo vorrei guadagnare un po' di margine sul primo
cancello orario, e così anche sugli altri e poter camminare alla fine se non ne
ho più..
Il passaggio
sotto la SS63 mi lascia un po' perplesso: tanti davanti a me, facendolo apposta
o no (chissà) tagliano dritto e non passano sotto il ponte come da
segnalazione. Passaggio sul fango ripido, piccolo guado e risalita su fango
ripido. Roba che stanca fisico e mente, e che fa spendere un sacco di tempo. Ma
amen, tanto non sono qui per vincere..
La faccenda
inizia a farsi faticosa, meglio che mi tengo. Al ristoro mi strafogo di
crostata ma mi fermo poco. Bei passaggi in single track, ma sempre con questo
infido fango che ti fa scivolare, e per tenerti in piedi e in pista tocca
reagire impulsivamente con la muscolatura del corpo, un bello stress e fatica.
Poi, porco
cane, schegge impazzite che mi arrivano alle spalle. Ma come fanno a esser così
freschi? E sopratutto, senza lo zaino?! Ah ma saranno quelli della 20km,
maledetti. Ma, e questo? Guado nel torrente con corda fissa, gambe sott'acqua
fin sopra il ginocchio. Bella fresca, che bello, ma ora tocca farsi tutto il
resto della gara coi piedi fradici. Ristoro, cancello, e altri due guadi, che
cavolo.
Mi assilla
il dubbio di esser finito sul percorso della 20. No eh. Lo sconforto, ma anche
la sicurezza di non aver visto bivi.. E infatti eccolo il bivio che ci separa,
ciao gazzelle, il cinghiale continua la sua marcia. Come al solito, indirizzo
sulla via corretta un ragazzo che stava per sbagliare: lo conforto, gli faccio
coraggio, lo supero. Tra 20km sarà viceversa, e arriverà prima di me.
Tutti belli
scremati ora, sono da solo con la mia fatica, le mie scarpe dai bei colori
sgargianti ricoperti da un grigio marrone fangoso, le mie bacchette che
spingono. Salita al Valestra panoramica, discesone e finalmente il ristoro.
Un'occhiata all'orario, beh dai andiamo bene! Peccato che credo di essere al
ristoro più avanti. Andiamo male, sono a metà! Pedala!
Pedala ma
non troppo, ce ne è ancora tanta, e dall'altra volta ho imparato che finchè non
si taglia il traguardo non è finita. E qui c'è da stare concentrati, perchè di
assistenti lungo il percorso ce ne sono pochi, e in certi punti le indicazioni
non sono vistosissime. Mado, ripasso appena sotto a dov'ero prima, e questo ti
da un senso di girare in tondo poco piacevole..
Eccoci al
ristoro di San Vitale, e mentre finisco di rifocillarmi un bel tuono fa capire
che il temporale è in agguato.. Andare! Bello questo trail, le salite più dure
alla fine. Arrivare al castello delle Carpinete non è una passeggiata, ma le
mie gambe macinano km in salita meglio di quelli in discesa. Le ginocchia in
discesa fanno già maluccio, c'è da stringere i denti.
Al castello
tra l'altro, un altro bivio: quelli della 48 vanno giù a destra, verso un
traguardo che dista una manciata di km. Quelli della 68, io, vanno a sinistra,
ne hanno ancora più di 20. Vado a sinistra, pensando "Ma perchè?". In
realtà me lo sono scelto, e non sono affatto così sconfortato. Certo vorrei
stringere tra le mani una birra fresca e sdraiarmi su un prato, ma testa e
fisico hanno ancora energie per continuare, e spero per finire anche questo
trail.
Ora sembra
di girare ancora più in tondo. Un'occhiata al road book l'ho data per capire
cosa e quando mi aspetta, ma sono troppo ottimista nelle mie previsioni:
"Dai, allora questo è il salitone verso crocetta!", ma poi inizio a
scendere. "Allora è questo", e di nuovo scendo. O la mia mente è
tanto furba da automentirsi per farsi forza, o io sono proprio uno che non ha
cognizione di distanze e tempo. Cosa che va benissimo in questi casi!
"Crocetta,
dove sei?" comincio a parlare da solo, a farmi pure forza con mezzi
ruggiti. Ziobo arriverà bene l'ultimo ristoro! Eccolo finalmente. Mi riposo un
po', margine ne ho, anche se le ultime tappe son state lunghe (meno male avevo
margine sulle prime). Mangio poco che non mi sento benissimo, e riparto
cercando di correre un po. Anche se fan male le gambe in discesa, devo correre,
perchè sono i tratti in cui posso guadagnare qualcosa..
Un'occhiata
alla mia sinistra mi mostra che il temporale è scoppiato laggiù, e a sentire
questo impetuoso vento, sta venendo in qua. Correre! Non so da dove, tiro fuori
energie insperate (bella la riserva!), supero un paio di persone e scheggio
verso quel dannato monte che da lontano speravo solo "Dai, mica ci sarà da
arrivarci in cima", e invece proprio li!
Proprio lì e
coi primi goccioloni e vento forte che tira. Piove, tanto e bene, il bosco un
po' mi ripara, il sudore non mi fa percepire quanta ne sto prendendo. Quel
fango che al sole si era un po' asciugato, torna bagnato e insidioso. Oggi
nessuna caduta, ma quanti rischi. E quanta fatica a reggersi in piedi e dover
camminare attentamente le discese ripide su fango..
Dai, questo
è il discesone finale! E no, ora risalgo. E quanto risalgo.. Allora è questo! E
nemmeno questo.. Ma porca miseria.. Però non mi sento sconfortato, ancora ne ho.
Ora questo sì è il discesone finale, col sole che è tornato fuori e
abbrustolisce. Non il fango però, sempre presente.
Questi
cartelli mi sembra di averli già visti. Starò mica girando in tondo? Mi sarò
mica perso? Ma no dai.. Sento la banda che suona, ci siamo! Ma non ancora, c'è
da girare un po' in tondo. Ma la risento, più vicina. L'asfalto che indica che
sto entrando in paese. Bambini per strada a fare il tifo e cercare la mia mano
per battere un cinque. Questo sì che rinvigorisce!
Sento le
premiazioni. Nella mia mente mi immagino che se avessi il tempismo giusto
"E al primo posto dell'AUT di quest'anno.." "ecco che taglia il
traguardo il pettorale 660!" Non va proprio così, ma almeno mi becco gli
applausi di quanti erano li per le premiazioni di quelli forti, e vedendo
arrivare un broccoo si girano a fargli il tifo.
Birra,
subito. Mi siedo per terra. è fatta. Sììììììììììì!
Foto, ovviamente, non ce ne è..
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