L'incertezza
meteo non consente ascensioni alpinistiche, e nemmeno vioni di roccia a valle.
Ma tra un cosa e l'altra, maggio è praticamente già finito, e quindi la voglia
di arrampicare è scalpitante. Dovevamo essere in 4, finiamo in 2: la meta resta
la stessa, quella Arco che fino a qualche anno fa denigravo, e che ora invece
frequento assiduamente, tanto che ormai la signora della pasticceria La Bologna ci riconosce alla
colazione pre arrampicata.
E così
eccoci qui, in una bella giornata che parte bene sulla Parete di San Paolo e
poi finisce a bastonate. Beh bastonate, direi che il santo mi riempie di manganellate
vista l'intensità, le ferocia, la frequenza delle botte. Una testa che ci molla
ma che non ci vuole mollare e cerca il modo di sopravvivere fisicamente e
spiritualmente. Mo' vediamo prossima uscita come va..
Parcheggio a La Lanterna, dove poi sarà
doverosa una consumazione per rendere l'obolo del posto auto, e via di corsa
verso.. verso.. Vie sportive o alpinistiche? Decidiamo messo piede sulla strada
asfaltata con uno dei migliori metodi quando si è indecisi su cosa scegliere:
il pari o dispari. Si va verso le sportive, sperando di riuscire a fare
entrambe: maledetta ingordigia.
Si ruma
nell'avvicinamento della Parete di San Paolo, ed eccoci arrivare giusto giusto
alla Cengia Rossa: beh
sulla carta è più dura di quel Caldo Inverno che mi cacciò mesi fa, quindi partiamo con questa. Solo noi al momento, ma ben presto
formichine arrivano dietro di noi e quasi tutte se ne vanno su Sabina, che diventa cosi
affollata da 10-12 persone: follia.
Parte
Giorgio, che squadra che vince non si cambia, quando sono con lui, parte sempre
lui. E direi sia evidente che oggi siamo la limite: sale con calma, si muove
delicato, e quel traversino lassù vedo che lo lascia pensare bene prima di
arrivare in sosta. Intanto che caldo che fa.. Però son contento, ci arrivo pulito
in sosta.
Ok, vado io.
Meno male nessuno sopra di noi e una cordata sotto di noi ma che resterà
distante. Peccato il caldo che mi obbliga all'uso della magnesite: che mi
vorrei spalmare anche in fronte, se servisse ad assorbire il sudore..
Riparte Giorgino
per l'altro tiro duro della via. E anche qui non c'è male, ma con un po' di
pazienza entrambi passiamo bene. Tiro lungo come da relazione per superare
anche qui metri di trasferimento. Insomma dai, va ancora bene. bastoni nel
senso che magari si sperava di esser messi anche meglio, ma va bene,
Riparto con
l'ottica di unire i prossimi due tiri in modo da risparmiare tempo. Accidenti
allo strampiombetto! Provo a passare a destra che sembra più facile, ma poi
finisce su una pancia senza mani. Calma e gesso, torna giù e prendilo di petto:
mani ce ne saranno vero.. Beh, non manone ma..uff, issato. Passaggi particolari
per arrivare in sosta, ma anche questa è fatta.
Cordata alternata, e
va il mio amico a districarsi in queste strani conformazioni rocciose che sembrano
un caotico assemblaggio di mattoni giganti. Infatti ognuno dei due la leggerà
in modo diverso, ma l'importante è il risultato.
Ultimo tiro,
placca ne abbiamo?! Che cavolo se ne abbiamo! Peccato solo questo piede che mi
si incastra in una fessura, con l'altro su un appoggino unto che se scivolo mi
spacco quello incastrato. E vabbeh, A0 e buonanotte, preferisco portare a casa
le articolazioni e ossa.
Foto di via
ed eccoci, bastonati ma felici su questa caratteristica cengia davvero..rossa.
Giù di corsa che magari resta tempo di farne un'altra. Scendendo troviamo
parecchia gente, tra cui Furlani e Gogna. Finiamo troppo avanti e tocca tornare indietro per trovare l'attacco
di Caldo Inverno,
che abbiamo lasciato per seconda in modo da salire la più dura da freschi e
lasciare la più facile per eventuale seconda.
Più facile
un corno! Dalle relazioni sulle guide dovrebbe essere così, ma dalla nostra
esperienza decisamente no, e da altre relazioni trovate in rete..nemmeno. E poi
è davvero unta. Luccica la maledetta. Madonna che bastonate, che legante, che
manganellate! Ma veniamo con ordine.
Il primo
tiro mi aveva lasciato perplesso già l'altra volta, perciò lascio partire
Giorgio: così facendo mi toccano i due tiri chiave della via, ma tanto sono dei
5c, che ho fatto anche prima, quindi sono quasi sereno. Ma già sulla prima
lunghezza siamo lenti, delicati, e io azzero tanto. C'ho paura evidentemente,
non la sto prendendo bene, e tutto questo unto non mi piace per nulla. Un conto
sono le difficoltà, un conto sono avere tutti i piedi saponati che scivolano
anche sul pari.
Calmo,
pacato, è passata. Bon adesso direi fine. Ma il mio amico mi dice "Se vuoi
provo io", ma non è una domanda, è un affermazione. Quasi quasi spero non
ce la faccia, così ce ne andiamo da questa via saponata e buonanotte. E invece
sale, bene, attaccando la partenza del tiro al centro, e non a sinistra. Ah ma
allora era così, è "facile".
Arrivo in
sosta, recupero Giorgio, che vedo anche lui in forte difficoltà su quella
placca. Forse sfruttare la fessurina a sinistra. Qualche piede c'era, anche a
destra, ma non per il mio 45 di piede.. Va bene, "Gio riparto io? Così
concateno i due prossimi e lascio a te l'ultimo che è duro". Ghisato son
ghisato, demoralizzato, non in forma ne fisicamente ne moralmente, ma..non
mollo.
Porco cane
se non mollo! Vado, e dopo poco trovo subito il passaggino delicato in diedro
con strapiombo sopra e..piedi unti. Madonna se è unta 'sta via. Ma vado, e nel
mentre parlotto pure col mio amico. Supero di petto il risalto successivo senza
cercare il facile sulla sinistra, continuo a salire e sostare sotto lo
strapiombo ad arco dell'ultimo tiro.
Forza Gio,
portami fuori che ho sete, fame, e mi son rotto i maroni! Manganelli! Ma il
passa per superare lo strapiombo sembra davvero ostico, tantochè vedo anche il
mio amico azzerrare.. Mo vacca miseria, siamo spacciati. E anche dopo non sale
proprio allegro.. Dai vai fuori che la finiamo.
Tocca a
me,provo a cercare manette che non ci sono, e allora puppa, azzero pure io.
Solo che anche dopo è dura.. Pochi piedi, zero mani.. Merda che tiro maledetto
anche questo.. A saperlo fare sarebbe bello, con la seconda parte in traverso
esposto sul niente, gocciole sui piedi che fan male, l'unica mano buona alla
fine, e anche gli ultimi metri da guadagnare.
Siamo fuori,
madonna santa! Andiamocene che voglio bermi una birra, dissentante e
confortante come quelli che abbandonano nell'alcool le delusioni amorose. Che
legnate.. Davanti alla birra ci conforterà sapere che molte relazioni su web
danno Caldo Inverno ben più dura di Cengia Rossa. In ogni caso, ceh
ridimensionata..
Tocca a me
partire per il diedro. Sembra più facile attaccare sulla destra e poi
traversare a sinistra, rinvio nei cordoni marciotti, lo spit ancora su. Ma
traversare è durissima, un piede sinistro su quasi nulla, il destro su un bel
terrazzino ma scivoloso: se smetto di caricarlo totalmente, sento già il piede
andare via. Appoggio il sinistro su qualcosa che sembra buono, ma scivola via.
Le mani sono pessime. Provo a sbilanciarmii a sinistra, mollando il piede
destro..
Ecco, sono
in trappola. Non riesco a salire, mi ghiso le braccia per stare in posizione,
non riesco a riportare il piede destro dov'ero prima. Non riesco ne a salire,
ne a scendere. Inizia a fare buio.. La testa tramonta e la notte avanza dentro
di me. Sempre più ghisato, le mani che scivolano, le braccia che non tengono, i
piedi sull'unto. Qualche frase col mio amico per trovare una soluzione, ma
avvisandolo che sto cedendo. "Gio, sto per volare, non ce la faccio più"
Volare. In
realtà sono un metro e mezzo sopra di lui, rinviato su un cordone marciotto, ma
tutto a sinistra. Volando ho paura di schiantarmi, o al suolo o addosso a lui.
Ma non ce la faccio più. Mi lascio andare. Ziocanta la Baldo Groaz. Ma dura meno e senza conseguenze..fisiche.
Facilissimo.
Va beh, ho spento il cervello, ho preso paura, la via è partita male e sta
proseguendo peggio. Azzero l'azzerabile, ma anche così fatico e non poco a
partire. Una via in A0 con resting su rinvio all'imbraco. Ah ma son proprio in
forma!
Dando un
occhiata alla relazione dico al mio amico che riparto io, me la sento. E provo
pure a concatenare due tiri, così facciamo prima che siamo già lenti e vogliamo
tornare presto. Riprendo a fischiettare, parto sul facile e tranquillo. Lascio
la vera terza sosta e proseguo. Una bella placca ma con delle debolezze da
sfruttare. Debolezze, all'inizio, poi resta solo placca.
Porco cane,
ma che è sta roba? Sulle placche ultimamente mi sento meglio, ma dei piedini
devono esserci. Questa è verticale e liscia. Zio bomba, ma cosa sono queste
sorprese?! Anche azzerando non si sale.. Va beh, cordino e staffa, A1 e
vaffanculo. Primo spit così, rinvio sul secondo, mi ci appendo, ma non è
finita. Amen, altra staffa.
Rinvio
sull'altro spit, cerco di alzarmi e infilare il piede nella staffa sullo spit
che ho all ombelico ma il cordino gira, non riesco, cazzo, son ghisato sulle
braccia che non tengono il rinvio in A0. Rieccheggia per la valle un grido
"Giorgiooooooo Bloccaaaaaaaa". Mamma mai che caga, con le ultime
forze riesco a trovare la posizione, a staffare, a dire al mio amico di
"liberarmi". Salire con le ultime forze nelle braccia.
Qui altre
foto.
Qui report di Caldo Inverno.
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