lunedì 13 agosto 2012

Alla conquista dei 4mila del Monte Rosa, giorno 1/3

Prima di tre puntate per questo giro a dir poco eccezionale. Ma partiamo con ordine. Ore 00e30 di domenica, ringraziando mio padre, riusciamo a partire dalla bassa, destinazione Val d'Aosta, destinazione un sogno.
La pianifico da tanto tempo questa traversata (che per la verità non riusciremo a compiere tutta causa maltempo e mancanza di posti in rifugio), e quest'estate con Riccardo potrebbe essere la volta giusta. Si aggiunge anche Marco. Nel breafing qualche giorno prima però, siamo dubbiosi: il meteo non sembra buono, mi sa che ci frega. E invece..
Arriviamo al parcheggio delle funivie di Cervinia in anticipo, e quindi dormiamo scomodamente un po'. Molto scomodamente, perché la macchina è imballata di roba: io e Riccardo abbiamo 12 giorni da passare in vacanza per i monti (quali monti li decide il meteo) mentre Marco solo 6, ma nell'indecisione di cosa fare abbiamo preso tutto. Poi una bella fetta di torta e partiamo. Gli zaini pesano, ma il bello di questa traversata è che li useremo sempre mezzi vuoti, essendo sempre su ghiacciaio.
Mal di montagna: sconsigliabile salire troppo velocemente in alto. E invece in un attimo con gli impianti schizziamo a 3480 del Testa Grigia. Spintonandoci con un branco di marmocchi che vanno a fare sci estivo, mandria di maleducati.
Dal Plateau Rosà, peccato per gli impianti, uno spettacolo mozzafiato: Cervino, Dent Blanche, Zinalrothorn, Monte Bianco, Gran Paradiso. E la gobba di Rollin Rollin Rollin.
Via che si va, in meno di 10 minuti siamo passati dall'inferno di cemento al paradiso di ghiaccio (sempre impianti esclusi..), e abbiamo fame di paradiso.. Ci leghiamo e armiamo di tutto punto, csì la schiena è più leggera. Riccardo litiga come al solito col bulino che stringe la bambola. Ridiamo e scherziamo come dei bambini catapultati nella casa di dolciumi di Hansel e Gretel.
Il dislivello non è tanto, e all'inizio si va tranquilli. C'è solo da stare attenti a non farsi investire dagli sciatori. Scolliniamo sulla parte alta del Plateau Rosà, dove arrivano gli impianti svizzeri del piccolo Cervino, e apriti cielo, tutti i giganti davanti ai nostri occhi, tutti obiettivi dei prossimi giorni. Ma la fame è tanta, di 4mila ne abbiamo saliti pochi per ora, e in questi giorni vogliamo mangiarne da farne indigestione: via che andiamo!
Miliardi di persone sul Plateau Rosà, privo di crepacci, traccia autostradale e cime scoperte, nuvole sotto di noi. Arriviamo in cima al Breithorn Occidentale (4165m) con un po' di fatica, ma la carica è tanta da non farcela sentire troppo: e uno. Una bella (non aerea) cresta ci conduce in breve al Breithorn Centrale (4160m). E due. Spettacolo mozzafiato, non fosse per gli impianti. Faccio lo scemo con pose strane, abbozzo un'asana che a posteriori vedrò in foto venuta male, ma son troppo contento.
La cresta dei Breithorn presenta delle cornici davvero grosse, quasi meringhe, che belle. Proviamo a proseguire verso l'Orientale, sappiamo che c'è un tratto di roccia, ma magari è attrezzato per delle doppie. Una cordata che sbuca da li ci dice di no.. Ok, allora giù verso il bivacco. E inizia l'agonia.
La quota e la fatica si fanno sentire, la neve molle nella quale il piede affonda, il caldo al sole. Gironzoliamo come delle trottole cercando di tagliare, ma alla fine conviene quasi tornare indietro sulla traccia di salita per poi piegare verso est per il Bivacco Rossi e Volante. E infatti fatichiamo e fatichiamo. Finora nessuno, ma da adesso incontriamo un buon numero di crepacci, nei quali Riccardo cade per ben due volte, ma nulla di che, solo al secondo sentirà la gamba destra nel vuoto, mentre io gli scatto una foto.
Passiamo sotto gli obiettivi di domani, sperando dietro ogni colle di avvistare il Bivacco, che invece non arriva più.. Ah, maledetto acclimatamento mancato. Alla fine arriviamo allo sperone roccioso alla metà del quale si trova il bivacco, abbastanza confortevole. Me ne vado a letto dopo un panino, che proprio non stò bene. Spigozzerò tutto il pomeriggio, senza mangiare nulla, mi sa che sono salito troppo in fretta. Ma domani starò meglio, per fortuna.
Arrivano cinque polacchi, con zaini più grandi di loro, si cucinano due etti di pasta a testa, tirano fuori scatolette di tonno per almeno un kilo di roba da mangiare, e questo sia a pranzo che a cena: ma dove cazzo tengono tutta questa roba?! In realtà noi guardiamo un po' invidiosi pensando ai nostri panini..
Passa il pomeriggio, scendono le nuvole, niente tramonto su Castore e Polluce, peccato, ma l'importante è che sia bello domani. Il buon Roberto ci aggiorna sul meteo, che sembra dalla nostra parte.
Primo giorno della traversata concluso, con più fatica del previsto, e io che stò davvero poco bene: ce la faremo? Sveglia alle 2.

Qui altre foto.
Qui relazione coi tempi.

L'avventura continua qui e qui.

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