Prima di tre puntate per questo giro a
dir poco eccezionale. Ma partiamo con ordine. Ore 00e30 di domenica,
ringraziando mio padre, riusciamo a partire dalla bassa, destinazione
Val d'Aosta, destinazione un sogno.
La pianifico da tanto tempo questa
traversata (che per la verità non riusciremo a compiere tutta causa
maltempo e mancanza di posti in rifugio), e quest'estate con Riccardo
potrebbe essere la volta giusta. Si aggiunge anche Marco. Nel
breafing qualche giorno prima però, siamo dubbiosi: il meteo non
sembra buono, mi sa che ci frega. E invece..
Arriviamo al parcheggio delle funivie
di Cervinia in anticipo, e quindi dormiamo scomodamente un po'. Molto
scomodamente, perché la macchina è imballata di roba: io e Riccardo
abbiamo 12 giorni da passare in vacanza per i monti (quali monti li
decide il meteo) mentre Marco solo 6, ma nell'indecisione di cosa
fare abbiamo preso tutto. Poi una bella fetta di torta e partiamo.
Gli zaini pesano, ma il bello di questa traversata è che li useremo
sempre mezzi vuoti, essendo sempre su ghiacciaio.
Mal di montagna: sconsigliabile salire
troppo velocemente in alto. E invece in un attimo con gli impianti
schizziamo a 3480 del Testa Grigia. Spintonandoci con un branco di
marmocchi che vanno a fare sci estivo, mandria di maleducati.
Dal Plateau Rosà, peccato per gli
impianti, uno spettacolo mozzafiato: Cervino, Dent Blanche,
Zinalrothorn, Monte Bianco, Gran Paradiso. E la gobba di Rollin Rollin Rollin.
Via che si va, in meno di 10 minuti
siamo passati dall'inferno di cemento al paradiso di ghiaccio (sempre
impianti esclusi..), e abbiamo fame di paradiso.. Ci leghiamo e
armiamo di tutto punto, csì la schiena è più leggera. Riccardo
litiga come al solito col bulino che stringe la bambola. Ridiamo e
scherziamo come dei bambini catapultati nella casa di dolciumi di
Hansel e Gretel.
Il dislivello non è tanto, e
all'inizio si va tranquilli. C'è solo da stare attenti a non farsi
investire dagli sciatori. Scolliniamo sulla parte alta del Plateau
Rosà, dove arrivano gli impianti svizzeri del piccolo Cervino, e
apriti cielo, tutti i giganti davanti ai nostri occhi, tutti
obiettivi dei prossimi giorni. Ma la fame è tanta, di 4mila ne
abbiamo saliti pochi per ora, e in questi giorni vogliamo mangiarne
da farne indigestione: via che andiamo!
Miliardi di persone sul Plateau Rosà,
privo di crepacci, traccia autostradale e cime scoperte, nuvole sotto
di noi. Arriviamo in cima al Breithorn Occidentale (4165m) con un po' di
fatica, ma la carica è tanta da non farcela sentire troppo: e uno.
Una bella (non aerea) cresta ci conduce in breve al Breithorn Centrale (4160m). E due.
Spettacolo mozzafiato, non fosse per gli impianti. Faccio lo scemo
con pose strane, abbozzo un'asana che a posteriori vedrò in foto
venuta male, ma son troppo contento.
La cresta dei Breithorn presenta delle
cornici davvero grosse, quasi meringhe, che belle. Proviamo a
proseguire verso l'Orientale, sappiamo che c'è un tratto di roccia,
ma magari è attrezzato per delle doppie. Una cordata che sbuca da li
ci dice di no.. Ok, allora giù verso il bivacco. E inizia l'agonia.
La quota e la fatica si fanno sentire,
la neve molle nella quale il piede affonda, il caldo al sole.
Gironzoliamo come delle trottole cercando di tagliare, ma alla fine
conviene quasi tornare indietro sulla traccia di salita per poi
piegare verso est per il Bivacco Rossi e Volante. E infatti
fatichiamo e fatichiamo. Finora nessuno, ma da adesso incontriamo un
buon numero di crepacci, nei quali Riccardo cade per ben due volte,
ma nulla di che, solo al secondo sentirà la gamba destra nel vuoto,
mentre io gli scatto una foto.
Passiamo sotto gli obiettivi di domani,
sperando dietro ogni colle di avvistare il Bivacco, che invece non
arriva più.. Ah, maledetto acclimatamento mancato. Alla fine
arriviamo allo sperone roccioso alla metà del quale si trova il
bivacco, abbastanza confortevole. Me ne vado a letto dopo un panino,
che proprio non stò bene. Spigozzerò tutto il pomeriggio, senza
mangiare nulla, mi sa che sono salito troppo in fretta. Ma domani
starò meglio, per fortuna.
Arrivano cinque polacchi, con zaini più
grandi di loro, si cucinano due etti di pasta a testa, tirano fuori
scatolette di tonno per almeno un kilo di roba da mangiare, e questo
sia a pranzo che a cena: ma dove cazzo tengono tutta questa roba?! In
realtà noi guardiamo un po' invidiosi pensando ai nostri panini..
Passa il pomeriggio, scendono le
nuvole, niente tramonto su Castore e Polluce, peccato, ma
l'importante è che sia bello domani. Il buon Roberto ci aggiorna sul
meteo, che sembra dalla nostra parte.
Primo giorno della traversata concluso,
con più fatica del previsto, e io che stò davvero poco bene: ce la
faremo? Sveglia alle 2.
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