martedì 13 agosto 2013

One Dream: Traversee Royale 1/3

***Raccontare adesso, dopo tanto tempo (in realtà sto scrivendo il 28/08) non sarà facile, dimenticherò molti aneddoti e risate, ma pazienza. Una settimana indimenticabile in Corsica, tra mare, passeggiate, arrampicate, bagni nei torrenti, cene al lume di frontale, ci stava bene dopo la settimana in montagna con gli amici Riccardo e Marco.***
Ok, bella la Barre des Ecrins, ma il vero obiettivo dell'estate è un altro. Il giro dell'anno 2013 è ben più ambizioso. Non me ne voglia il Delfinato, lungi da me sputare nel piatto in cui mangio, e a onor del vero la salita ai due scorsi 4mila si è rivelata più “sostanziosa” delle aspettative. Ma ora, è il momento del tetto d'Europa: Monte Bianco. Non certo la cima più difficile del mondo, ma nonostante le vie di salita relativamente “facili”, resta pur sempre la massima elevazione del nostro continente, quindi un sogno per tutti gli alpinisti. E anche noi sogniamo.
Con Riccardo avevamo già addocchiato la salita passando per la Bionassay (beh, in realtà anche sotto consiglio di Nicola e Roberto). In origine si voleva salire dalla Val Veny al Durier, secondo giorno Bionassay e fermarsi al Vallot, terzo giorno salita al Bianco, poi andare a toccare anche il Courmayeur e scendendo pure il Maudit e Tacul. Forse troppo. Finora i ricordi che ho del Massiccio del Monte Bianco non sono positivi: Aiguille de Rochefort dal Torino in mezzo alla nebbia, e poi..la Verte. Stavolta non c'è trippa per gatti, deve andare bene.
La tizia del Durier mi sconsiglia la salita dalla Val Veny. I due giorni sul Rosa con Riccardo ci han fatto ragionare sul fatto che acclimatarsi è da non sottovalutare. Marco non è probabilmente così in forma come noi due visto che nell'ultimo periodo ha masticato meno montagna di noi. Meglio rivedere il piano. La Traversee Royale ci viene incontro.
Tra la guida di Riccardo e i report su web, si insinua l'idea di una salita più graduale, più remunerativa all'inizio, nonché meno pericolosa (la salita dalla Val Veny sta diventando quasi da chiudere). E che Royale sia. Certo, il terzo giorno diventa davvero lungo, forse toccherà rinunciare a tre 4mila, ma che traversata ragazzi! E l'avvicinamento al Durier è di certo il meno pericoloso in questo modo, e ci concateniamo la Traversata dei Domes de Miage, che non è mica uno schifo!
La prima settimana di agosto cambiamo le prenotazioni fatte ai rifugi, per fortuna c'è posto ancora. Il venerdì prima della partenza decidiamo che sia meglio posticipare il giro sul Bianco, o il giorno cruciale rischiamo di esser in mezzo alle nubi. Optiamo quindi per un allenamento salendo la barre des Ecrins: allenamento per modo di dire, il racconto qui.
Ed eccoci lunedì per le strade di Chamonix, in completo svacco. Non per Marco, che deve seguire me e Riccardo in tutti i negozi di alpinismo della città. Tante cose vorremmo comprare, ma di importante ci sono solo le calze per il nostro giro. La scelta cade sulle Bionassay della Quecha: sarà di buon auspicio? Speriamo. Zaino e casco li rinviamo a quando scenderemo (quando torneremo venerdì, non ci saranno più). 
Eccoci. Si parcheggia la macchina Le Cugnon di Contamines: meglio lasciare l'auto alla partenza, non all'arrivo della traversata (Chamonix) sarebbe di cattivo presagio. Partiamo presto per evitare i temporali pomeridiani, in fondo ci aspettano “solo” 5h di cammino.
Vogliamo andare piano, meglio preservarsi per i prossimi giorni. Ma io e Riccardo non resistiamo a partire in braghe corte, le lunghe nello zaino. Nel mio giacciono 6 etti di parmigiano a cubetti, non si può andare avanti solo a barrette e dolci! A Riccardo cedo la corda: è la prima volta che non sono io a portarla, ma non voglio rischiare di essere cotto a scendere dal monte bianco, quando dovrò conservare lucidità per condurre i miei compagni alla funivia. Oddio, siam tutti sulla stessa barca e tutti remiamo, ma quando organizzo, mi sento molto responsabile. Sarà l'anzianità.
La salita è piacevole, la prima parte è tutta nel bosco, ciò ci assicura una temperatura accettabile. Chiacchieriamo di frivolezze, ma la mente è comunque concentrata su ciò che ci aspetta tra due giorni. Senza accorgercene arriviamo al Refuge de Trela Tete, un balcone sul verde della valle di Les Contamines. Il bello di questa traversata è proprio questo, che percorri tutti i paesaggi che un ambiente alpino può svelarti, lasciando i mezzi meccanici solo per la discesa.
Al rifugio pausa panino: a fare compagnia a ferraglia varia nello zaino, abbiamo due pacchi di pan carre, tre vaschette di prosciutto cotto, una confezione di sottilette: una cosa è certa, quando gli italiani si muovono, non possono certo morire di fame! Poi si riparte. Siamo a metà.
Continuando ci si addentra nel cuore di una delle tante valli del Massiccio, quella del Ghiacciaio di Tre la Tete, poco frequentata, ma davvero bella. La nostra guida parla di un sentiero che scende su ghiacciaio, poi risale delle rocce con l'ausilio di scalette. Il fatto che invece noi continuiamo a salire mi fa temere che oggi i metri di dislivello saranno molti di più del previsto!
Un po' sarà vero, sono molti di più i km percorsi, ma la realtà è che stiamo percorrendo un sentiero nuovo di accesso al Refuge des Conscrits. Ci diranno che le scale erano diventate fonte di troppi incidenti, e da quest'anno il sentiero è un altro. E che sentiero.. Si seguono tutti gli impluvi e dossi del fianco della montagna, a ogni svolta speri che il rifugio sia la dietro, ma mai.
Io e Riccardo stacchiamo un po' Marco. Stiamo bene, e andare a un passo minore del prorpio sappiamo fa fare più fatica. Ci aspetteremo ogni tanto. Un ermellino si muove agile tra i sassi della montagna: incredibile come riesca a infilarsi a tuffo nei buchi tra le rocce. Poi delle pecore: ma come diavolo han fatto ad arrivare fino qui? Saranno pecore alpiniste..
Il nuovo sentiero ha dei tratti con dei canaponi per facilitare la salita (con roccia bagnata sarebbe pericoloso), ma la vera chicca è la Passerelle des Conscrits: 60m di ponte di cavi d'acciaio con sotto il vuoto. Bellino! Certo, non sarà emozionante come la cresta di Bionassay.. 
Il bacino del Glacier de Tre la Tete si apre sempre di più ai nostri occhi, ormai il rifugio non può esser lontano, e infatti eccolo la. Già, ma tra vederlo e raggiungerlo c'è ancora un po'. Poi ne varchiamo la soglia. Il rifugio è davvero bello, le camere ottime pulite, davvero un gioiellino: peccato ci vogliano 5h per raggiungerlo.
Arrivato anche Marco, è ovvia la scelta di bersi una birra insieme. Poi il messaggio della morosa di Marco a lui stesso ci mette un po' in scompiglio. La chiamata di Roberto inizia a farci preoccupare. Due morti sotto il Tacul, una guida in fin di vita. E noi li martedì pomeriggio dobbiam passare. Non si capisce bene cosa sia successo, valanga o il solito seracco? È una via stile roulette russa quella con quei seracchi sulla propria testa. Sì, ok, roulette russa, ma una pallottolla in mezzo a un tamburo con migliaia di alloggi! La preoccupazione può venire se qualcuno decreta che il pericolo sia ancora presente. Ma può finire come quella volta che chiusero una via normale perchè era imminente la caduta di seracchi, e dopo tanti anni quelli sono ancora la belli ancorati. Coi seracchi non si possono fare previsioni.
Scendere dal Gouter? Ma mi fa più paura il couloir che scarica sempre. Boh, vediamo domani al Durier cosa ci dicono, magari troviamo gente che ha più notizie di noi, una guida che sa qualcosa, Roberto mi dice che mi chiamerà la per darmi aggiornamenti (Roberto come l'anno scorso sarà un valido capo spedizione dal campo base in pianura padana).
Mi stiracchio con un po' di Yoga mentre Riccardo e marco se la ridono (non sanno quello che si perdono), poi studiamo un po' il percorso dei prossimi giorni, e aspettiamo cena. Due palle la vita in rifugio senza avere nulla da fare..
Finalmente è ora di cena. Ridiamo come dei matti con Carmelo e un tizio strano di fianco a Riccardo, e ce ne andiamo a letto un po' più preoccupati di quando siamo partiti. Maledetto seracco del Tacul.

Qui altre foto.
Qui il report.
Qui e qui il seguito.

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