domenica 16 luglio 2017

Cavalcata dolomitica: Spigolo Sud Est alla Grande Fermeda

La logistica del weekend prevede che dopo la giornata di ieri, al rientro io venga lasciato ad Affi (dove ero giunto con la mia auto) maledicendo tutti quelli che vanno al Lago di sabato sera, Riccardo prosegua verso casa, e Emanuele mi raggiunga per poi ripartire verso le nostre amate rocce dolomitiche. Salutare cenetta in autogrill visto il tardo orario, e via verso un bel pisolino: io in auto, il mio amico fuori. 

Colazione a base di leccornie della Dolciaria Fassana comprate ieri, un bel the, e si parte. Ma porco cane che freddo! 2° dice il termometro, fortuna che per stanotte mi ero preso il sacco a pelo serio, e fortuna che abbiamo scelto una via al sole. La solita ma sempre bella salita verso il Rifugio Juac, coi suoi prati sovrastati dal lontano Sassolungo e dalla parte opposta la nostra meta (passate giornate recenti qui e qui). 

Si prosegue verso il Rifugio Firenze, come l'anno scorso per la via Dibona: sempre affascinante il laghetto nel quale si specchiano le più belle del reame, le Odle. Scorriamo sotto gli spigoli pronunciate di Torre Juac e TorreFirenze, di buon passo ma senza esagerare; un caffè al Rifugio Firenze, anche per vedere la cameriera appena salita in auto, e si riparte. 

In realtà non mi è ancora chiaro che via abbiamo scelto: tre spigoli sudest sono le nostre possibilità, su tre montagne diverse ma una di fianco all'altro. Di certo evitare quello della Grande Fermeda, visto che la guida dice che sia da cercare. E infatti Emanuele si avvierà proprio verso quello, che è anche il più lungo: penso "frontale, meno male che sei nello zaino". 

Sui pratoni al sole finalmente possiamo spogliarci e godere delle temperature ben più miti. Poca gente ancora in giro, ma tante marmotte che ci fischiano addosso. E quei giganti di roccia che si avvicinano sempre più: il mio amico conosce pure bene la strada, su tutte e tre ha già provato una salita, ma senza terminarla. 

Man mano che ci avviciniamo mi sembra che.. Ma sta a vedere che.. Eggià, proprio verso la base della Grande Fermeda: rotolo dal ridere, ma va benissimo anche quella bestiona lì! Verifichiamo un attimino dove sia l'attacco secondo Bernardi (meglio lui che la guida CAI TCI) e ci ritroviamo alla base del canalone. 2h di avvicinamento, benissimo. 

Ci prepariamo qui finchè siamo comodi, ma i primi 100m della guida li saliamo senza legarci. Prati ripidi con zolle erbose a volte infide: un terreno da camosci, ma si sale bene, e da legati non credo ci sarebbe molto modo di assicurarsi. Però ecco, meglio non scivolare. Anche il tiro successivo su erba lo saliamo così. 

La roccia che si vede sopra di noi ora ci consiglia di mettere le scarpette e legarci: ora parte la vera progressione, ma con l'accordo che possiamo anche farci dei pezzi in conserva se sono facili, minimizzare il numero di tiri e esser e più svelti, che non fa mai schifo metterci poco tempo. 

Parto io, e dopo un po' di roccia torna tanto prato.. Intervallato, esposto, ma di erba ce ne è, e ora con le scarpette è pure più scivolosa di prima. Cerco di evitarlo il più possibile, proseguo sulla rampetta verso sinistra, usando le mani sulla parete al mio fianco, ma lo spuntone di sosta dove sarebbe? Mamma mia se è brutto questo, ma non c'è altro.. 

Parte Emanuele, a divincolarsi sulla parete ombreggiata sopra di me. Troviamo parecchi stelle alpine, che ci ispirano parecchie foto artistiche. L'uomo che viaggia sempre col martello (potremmo rinominarlo Thor in effetti) improvvisa una sosta dove più lo aggrada con un chiodo e un friend. Inizio a dubitare di essere in via, stiamo salendo molto all'avventura, ma ecco che lassù vedo la grande grotta nera. 

Riparto, rallegrandomi di arrampicare in un canale di roccia, ecco pure il chiodo chiamato dalla relazione, allora andiamo bene! Poi di nuovo del prato, delicato, ripido, scivoloso. Roccia sparsa da arrampicare ma dalla quale spesso tocca uscire accartocciando l'erba e trazionandola come insegnano gli Apuanisti. 

Beh dai la grotta è lassù, proseguo fino a lei. Sosto sul clessidrona al suo interno, ammazza che grotta! Metto giù il secchiello per il recupero del mio amico, mi giro per urlargli le frase di rito, e lo vedo laggiù che mi saluta "son partito già da mo'". 

La partenza del nostro L4 è superfotogenica: cengetta esposta sul vuoto, con vista sul Re Sassolungo, foto da profilo subito! Dai che i parti sono finiti, ora si può salire divertendosi di più e anche più sereni (prato scivoloso e sprotetto, no good). 

Probabilmente la placchetta grigia è rimasta a me, bella storia. Infatti è così, dopo una partenza non banale la roccia offre un sacco di mani di piedi, solidi, belli, divertenti. La rumba si fa dolce. Ora magari meglio evitare di salire troppo e fare sosta bene, ma guarda quanta roccia davanti a me..la voglio tutta! Arrivato alla base del canale diedro però, meglio fermarsi, che le corde tirerebbero comunque troppo. E poi scopro che 50m li avevo già macinati.. 

Ero dubbioso che Emanuele potesse tirare lungo il prossimo tiro. Si sale nel canale, si arriva alla forcella, ma poi tocca passare di la a destra dello spigolo, con un bel giro di corda. Invece prosegue, vabbeh dai meglio: chissà a chi toccherà a questo punto il tiro chiave, al modenese o al piacentino? Al Montanari o al Dodi? Al figlio di Nicola o al figlio del Lucio? Ma chissene, l'importante è godersela! 

Mentre lo raggiungo in sosta sono dubbioso della correttezza della sua salita: siamo a destra dello spigolo, sopra pare ben più dura di quello che dovrebbe, ma questo traverso su roccia lisciata dall'acqua non lo chiama Bernardi. Però la forcella della prossima è sosta lassù, mah. "Andrea metti giù una protezione presto, che questa sosta regge, però..". Fretta di salire ne ho, qui siamo all'ombra e mi sono già gelato le dita! 

Cerca la via più comoda. Cerca la via migliore. Cerca anche un po' di pepe però, che mi sta salendo la voglia di adrenalina, quella sana. Definire dell'adrenalina sana in questo momento mi pare un bell'ossimoro, ma mi piace. Qualche passo tecnico, ed eccomi alla forcella con lo spuntone. Mi guardo attorno per capire dove andare, ma che cazz, proseguire di spigolo è duro e su roccia gialla! Sta a vedere che.. Ma non è possibile dai.. 

Infatti la via è corretta, siamo nel posto giusto. E finalmente di nuovo al sole dopo momenti bui sul versante est.. Altro bel traversone esposto per il mio amico, un po' di corda molla, e anche un po' di talebanismo alpinistico "Andrea, io lo spit non lo uso!", e infatti lo salta, vedo che armeggia per raggiungere il chiodo sopra, dopo avergli dato due colpi di martello.. Thor. Bel IV, si inizia ad alzare il grado. 

Benissimo, ora tiro chiave (per noi è L9 invece che L15), e tocca a me, yeppa! E non è mica male come tiro, non sostenuto ma nemmeno solo uno o due passaggi. In spigolo, quindi aereo, tecnico più che fisico, e con quei tre chiodi che ti fanno capire che stai salendo correttamente, visto che c'è da spostarsi ogni volta un po' in qua, in là, una lenta danza sulla Gran Fermeda. 

Proseguo su ben più facile ma aereo ed esposto spigolo, rallegrato dalla tranquillità con cui sono salito e contento di sentirmi a mio agio, talmente tanto che in questi frangenti divento pericoloso dimenticandomi di tutto. Ecco, non dimenticarti che devi sostare, mica far salire Emanuele in conserva sul tiro chiave! 

Arriva il mio amico, entusiasta del tiro, "continuiamo legati?" "beh ma, c'è del III e IV anche dopo veh!" "ah ok, allora vediamo" "te comunque vai finche ne hai, se è facile facciamo conserva", e sale beccandosi un altro tiro panoramico: foto da profilo che piovono! 

In sosta, di nuovo col dubbio di non esser nel posto giusto: da schizzo pare ci sia da proseguire in spigolo, il camino successivo sarà quale dei due che si vedono? In realtà la cosa più logica è disarrampicare in traverso in discesa, e così faccio: anche se non è mica tanto facile eh.. Però è la cosa più logica, però fa pure freddo di nuovo sul lato all'ombra. Eccomi sotto il camino, dai sarà questo, ma salgo un pochetto per fare una sosta meno esposta alla caduta sassi. Minuti per trovare qualcosa di decente, minuti per attrezzarla, chiamo il mio amico, alzo lo sguardo, e a 5m da me c'è il fittone per le calate sulla parete nordest. Ma che cazz.. 

"Dai Emanuele, portami in cima" "eh ma non so se ci arrivo", solo che mi porti via da qui. Mamma cara che gelata in questo budellino! All'ombra, con pochi gradi, e pure con del vento! Arrampicare dopo sarà una piccola sofferenza, e sarà una grande gioia tornare al sole.. Siamo alla forcella di raccordo con la via normale, con sosta sulla prima calata nel canalone. 


Slegati e lasciate le corde qui, proseguiamo per la vetta: già che siamo qui, mica lasciarla inviolata. Sembra vicina, e invece ci vogliono 10-15min con pure dei bei passi di arrampicata molto esposti: tantochè arrivati a un punto ci chiediamo se la cima non sia questa: troppo duro proseguire! 

E invece sul lato nord, espostissima, c'è una stretta cengia che permette con un bel pezzo di spigolo a cavalcioni di raggiungere la cima: deve esser questa, c'è il libro di vetta! Ci fermiamo a mangiare, bere, ammirare il panorama: si vede tutto, pure Tofane, Pelmo, Civetta. Dal libro capiamo che nonostante quello che si pensava e qualche presa unta, non è molto frequentata questa montagna! 

Torniamo alle corde, disarrampicando, e pronti per tutte le doppie che si possono fare! La prima nel canalone con entrambe le corde ci porta quasi al prossimo anello di calata: manca qualche metro da fare slegati, ma siamo sul facile. 

Tutte le doppie che possiamo fare le facciamo, che è meglio, e infatti con tre in totale siamo su comoda traccia da seguire, anche grazie a qualche ometto. Finalmente raggiungiamo la forcella fino alla quale era arrivato il mio amico nel suo tentativo sulla normale di un mese e mezzo fa, da qui lui conosce la strada. 

Si cammina e disarrampica, poi un'altra doppia che porta alla prossima che ci immette nel canale, con gli ultimi metri nel vuoto. Vacca boia che canale, chissà d'inverno! Io e lui abbiamo pensato la stessa cosa.. Ultima doppia, e poi non resta che scendere (con due salti di disarrampicata non banale), pratoni verticali e ghiaie, ed eccoci alla base. 

Che viaggione! E tutto da soli, di domenica di luglio con giornata magnifica: beh, per intenditori! Ora la sete chiama: Emanuele che "mi basta una bottiglietta a me" ha invece una bella sete, che il Rifugio Firenze colmerà mentre ce la raccontiamo e mangiamo: una sosta dovuta, tanto ormai sono le 18e30! 

Poco prima delle 20 arriviamo di nuovo all'auto, soddisfatti per la salita: bella, lunga, discontinua ma con bei passaggi, avventurosa e con discesa impegnativa. Spettacolo! Buona la prima per l'inedita cordata Andrea-Emanuele, conosciuti al corso IA 2015, chissà magari la prima di altre!

Qui altre foto.
Qui report.
Qui la guida.

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