sabato 18 agosto 2012

Finché siam qui, Gran Paradiso sia

Scesi dal Rosa (qui, qui e qui) dopo dieci 4mila siamo insaziabili. Finché siamo in Valle d'Aosta, perché non salire il Gran Paradiso? Dai c'andom! Dopo la giornata di ieri passata a fare rafting nella Dora Baltea, Marco non è stato bene, ma oggi sta meglio, perciò confermiamo i nostri piani.
Arriviamo a Pont che fa davvero caldo. Non a caso tutti saliremo coi vestiti del giorno dopo nello zaino: io sfoggerò l'imbrago sopra i pantaloncini da maratona..nello zaino lui non ci sta! La salita è un via vai di alpinisti che salgono, che scendono, di gente che va solo su a prendere un po' di sole (per il nostro sbigottimento, ma vai al mare a prendere il sole!). Sale anche un asinello, che scopriremo il giorno dopo trasportava gli zaini di “famigerati” alpinisti, e non viveri per il rifugio come ci pareva logico..
Ma da metà salita Marco non sta bene, sale lento e stanco. Al rifugio non cenerà e il giorno dopo saliremo solo io e Riccardo, peccato davvero.. Arriviamo al rifugio Vittorio Emanuele io e Riccardo, e dopo un'abbeverata alla fontana fuori dallo stesso, via ad immergere i piedi nell'acqua del laghetto..fredda! Ma io vado giu fino al ginocchio, per il sollievo delle articolazioni, ma con un male ai piedi per la temperatura..
E ammiriamo Ciarforon e becca di Monciar, le loro nord. O quello che ne resta.. Ma si possono ancora salire d'inverno? Ghiacciaio non ce ne è quasi più, si sentono continue scariche di sassi, siam messi male. Qui il riscaldamento globale ha dato dimostrazione di se. Anche la via normale al gran Paradiso è cambiata, l'ho letto in un report su on-ice, devo sentire in rifugio.
La gente che popola il rifugio mi fa già presagire l'ignoranza alpinistica che regna, ma non mi fa immaginare cosa vedrò il giorno dopo su ghiacciaio. Ceniamo, prepariamo gli zaini alleggerendoli il più possibile (c'è pur sempre da passare da 2700 a 4061) e andiamo a letto, dopo aver chiesto al gestore di lasciarci la colazione sul tavolo. La sveglia suona, ma io volto gallone: cazzo, mi risveglio dopo un po, e finisce che partiamo più tardi del voluto, ma comunque per primi, così come arriveremo in cima per primi.
Lasciamo la vecchia traccia della via normale e ci avventuriamo sulla morena di sfasciumi che separa l'ormai morto Ghiacciaio del Gran Paradiso (ne constateremo il decesso in discesa) e il Ghiacciaio del Laveciau. Un districarsi tra massi fino a giungere su falso piano, ancora più complicato da interpretare. Scendiamo sul ghiacciaio che ormai albeggia, altra alba spettacolare, tutta sul massiccio del Bianco.
Alla faccia del F+, si attraversa una zona crepacciata e seraccata da brividi! E per fortuna è mezzo buio e non ci rendiamo conto di dove siamo..ma lo capiremo bene in discesa. Riccardo è in forma, io inizio ad accusare un lieve malessere (e nei giorni dopo andrà peggio, ma non mi negherò nulla!). Ma saliamo imperterriti, da soli, noi e il Gran Paradiso. Che bello.
Sbuchiamo sulla schiena dell'asino e chi vediamo? Lei, la sfuggita Barres des Ecrins. E ancora crepacci, urca! Non ci aspettavamo un simil percorso ad ostacoli. Ma proseguiamo, non solo vogliamo arrivare in cima per primi, ma scendere da quel tratto roccioso senza incrociare nessuno, se no è il caos, e Marco ci aspetta giù, vorremo spicciarci.
I pinnacoli rocciosi che si innalzano ai nostri lati sono simpatici, varrebbe la pena salirci sopra per una bella foto, non fosse per i buchi che si vedono.. L'altimetro segna 3900, ma Riccardo insiste, “guarda che quella è la cima”, e ha ragione, che sollievo! Gironzoliamo per capire dove si salga e dove si prosegua, e con una sicura a spalla e i rinvii negli spit giungiamo sotto la madonna. Panorama a 360 gradi, limpido limpido. Si distingue il Dente del Gigante, il Cervino, tutto.
Vediamo già cordate che avanzano sulla neve, dai che scendiamo, e riusciamo a finirà la parte rocciosa prima di trafficati incontri. Poi è il festival. Gente che sale in cordate da cinque, nessuno (ma davvero nessuno) coi nodi a palla, gente coi bastoncini senza picca (anche capocordata) e ciliegina sulla torta, gente slegata e alcuni solitari. Ora, io non sono un maestro di niente, ma non mi pare il modo da salire un ghiacciaio, sopratutto considerando come è sotto! E tutta questa marmaglia continuerà fino all'attacco del ghiacciaio! Al colle dove si esce sulla schiena dell'asino, cinque perone banchettano tranquille oltre un'evidente crepa nella neve: al di là c'è semplicemente un seracco, e loro sono oltre la linea di spaccatura. Una cordata inizia la salita su ghiacciaio alle 10. Non ho parole.
Ma noi ci godiamo il nostro undicesimo 4mila di questa settimana. Riccardo non vede l'ora di lasciare questo martoriato ghiacciaio, e ci credo, ma qualche foto a questi mostri va fatta: è il fascino dell'orrore. La discesa su roccia invece ci parrà infinita, scomoda, calda e polverosa. Ma questa è la vita dell'alpinista ormai: vuoi la gita su ghiacciaio? E beccati questo avvicinamento su sfasciume!
E come ogni discesa che si rispetti, sogniamo birra e torta. Ci vediamo già Marco giù al parcheggio con birre fresche, piatto di pasta fumante ad accoglierci. Se non fosse per la birra, però sarà così! Grazie Marco!

Qui altre foto.
Qui report coi tempi.

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